In tutti i calendari che si rispettino il mese di settembre è illustrato con immagini di zaini nuovi di zecca e matite appuntite. Quest’anno non vorrei essere nei panni di un illustratore: cosa disegnare? Tablet? Banchi singoli? Complicati labirinti tra cattedre e studenti? Credo che mi limiterei ad una selva di punti interrogativi. O meglio, di “dipende”. Partiamo dalle certezze: le linee guida ministeriali.
Sono uscite il 26 giugno e sono state sottoscritte anche dagli enti locali e dal Comitato Tecnico Scientifico per gli aspetti di sanificazione dei locali e le misure di sicurezza interpersonale. Annunciano l’inizio delle lezioni per il 14 settembre e auspicano, come da consumata narrazione contemporanea, di “trasformare le difficoltà di un determinato momento storico in un vero e proprio volano per la ripartenza e per l’innovazione”.
Orari di ingresso ed uscita, così come le modalità di accesso agli edifici, sono da gestire “in autonomia”. Un concetto che gli addetti ai lavori ascoltano da tempo in sottofondo: prevede sin dal 1997 la possibilità per le scuole di organizzare l’orario in maniera libera (ad esempio adottando classi interdisciplinari o suddividendo le materie in moduli intensivi della durata di un quadrimestre).
Finora questa possibilità è stata colta in basse percentuali; adesso è il momento di farla fruttare al massimo ed in maniera creativa. Ogni Dirigente durante l’estate ha provveduto con il suo staff a una ricognizione degli spazi, del numero di iscritti e alla “valutazione di una didattica di qualità”: vale a dire a cercare la soluzione ottimale per incrociare questi dati e non impoverire l’offerta agli studenti.
È stata esclusa subito l’ipotesi di mantenere metà classe in presenza e metà a distanza, per l’impossibilità strutturale delle nostre scuole di sostenere connessioni internet così dispendiose e anche per ragioni pedagogiche. Più probabile è il ricorso alla frequenza a giorni alterni delle classi intere, in una modalità didattica “integrata” che non potrà prescindere dal ricorso alla tecnologia, in base alle risorse umane a disposizione degli istituti. Appare chiaro che l’infinita varietà di situazioni nel nostro territorio, in primis in termini di edilizia scolastica, lascia ai Dirigenti grandi responsabilità. Sono stati incoraggiati accordi con teatri e musei per creare una “rete educativa di quartiere”; lo stesso vale per la creazione di “tavoli di lavoro” con le aziende di trasporti pubblici per scaglionare orari e servizi. I finanziamenti stanziati (circa 1 mln) potranno essere usati l’aggiornamento del personale e per l’acquisto di dispositivi tecnologici a studenti che ne fossero privi. L’apertura dei cancelli di ogni singola scuola sarà quindi il momento per scoprire nel dettaglio le soluzioni studiate caso per caso: è il momento storico della responsabilità individuale, tornata di moda anche a seguito dell’annunciata reintroduzione dell’educazione civica nei programmi scolastici per 33 ore annue. Ci basteranno?