Le fotografie delle città d’arte italiane completamente deserte, quando eravamo soliti vederle brulicanti di persone e colme di turisti, hanno fatto il giro del mondo e suscitato emozioni contrastanti

Se da un lato le piazze fiorentine svuotate dagli ingombranti gruppi turistici apparivano sobrie e calme, dall’altro è innegabile che quelle architetture monumentali e quegli storici luoghi d’incontro privi di presenza umana mostrassero il riflesso di un’imminente crisi, per niente affascinante. 

foto: Marco Castelli

Oggi quei luoghi non sono più così spopolati, ma Firenze sta vivendo una fase molto critica: i dati sui contraccolpi economici sono preoccupanti e arrivano grida di allarme da moltissime attività e settori della città. La perdita legata al turismo è il danno più imponente e per questo l’Università degli Studi di Firenze ha organizzato nel mese di maggio un ciclo di tre conferenze online intitolato Per un’altra Firenze con l’intento proprio di riflettere sulle opportunità che la realtà culturale fiorentina potrebbe cogliere da questa situazione di stallo in cui l’emergenza sanitaria ha imposto necessariamente grossi cambiamenti. 

Le tre giornate di riflessione – intitolate rispettivamente Dall’emergenza a uno sguardo diverso sulla cittàFirenze-laboratorio: percorsi di conoscenza e salvaguardia e Una nuova trama fra luoghi maggiori e minori, rivedibili sul canale YouTube Unifi Sagas – hanno raccolto il contributo di oltre una trentina di personalità del panorama culturale fiorentino dando parola ad una vasta gamma di ruoli e posizioni (professori universitari, direttori di musei e di biblioteche, studenti, assessori, soprintendenti, imprenditori, giornalisti) in una sorta di “chiamata alle idee” sul rapporto futuro tra cultura e collettività. 

foto: Marco Castelli

La grande sfida dei prossimi mesi e anni sarà conciliare la presenza turistica con il tessuto sociale, trovare un equilibrio tra il reddito economico del turismo di massa e una partecipazione più attiva da parte dei cittadini: un problema di compatibilità non certo recente ma che forse oggi possiamo provare davvero ad affrontare. La necessità principale è decongestionare il centro e alleggerire il quadrilatero storico per garantire non solo l’aspetto conservativo dei beni culturali ma la stessa vivibilità di quella porzione di città. Per far questo l’idea è quella di progettare nuove traiettorie di visita in grado di innescare una percorribilità diversa (per modi e tempi) e disegnare, sempre col sussidio della storia e della ricerca, nuovi percorsi di approfondimento. Questo servirebbe non solo a portare flussi turistici in zone diverse ma anche a stimolare curiosità alternative e far scoprire aspetti inediti della città. 

Molte opere oggi inaccessibili nei depositi dei grandi musei, ad esempio, potrebbero tornare nei loro contesti originari ricucendo un legame che era stato interrotto e collegando il centro storico col vasto territorio circostante. Un’ulteriore possibilità proposta è quella, di enorme impatto, di creare un nuovo grande contenitore di opere, una sorta di Uffizi 2, da posizionare in una zona periferica della città con lo scopo di generare un altro grosso polo attrattivo. Oltre a questo, bisogna augurarsi che tutti i musei, non solo i più grandi e frequentati, riescano a ottenere nuove funzioni culturali nella didattica e nello spazio sociale di un quartiere e si rendano vettori di nuove spinte propulsive. 

Ovviamente per fare tutto questo servono risorse, investimenti, infrastrutture e strutture pubbliche forti e finanziate. Nel frattempo possiamo chiedere a noi stessi di essere presenti, contribuire e partecipare, iniziando proprio dalla straordinaria possibilità dei prossimi mesi di visitare la città in condizioni certamente inedite.