Alla Romola, paesino sulle colline sopra Scandicci più noto per la vicina Chiesanuova e la mitologica schiacciata di Giotto che per il cimitero che conserva il noto fumettista Jacovitti, il silenzio non è mai stato una novità. Ricordo di un antico retaggio tipicamente toscano, il paese circondato da uliveti e boschi è tacitamente diviso da due circoli: quello Arci gestito da un gruppo di giovani e quello sportivo, o detto “del prete”.

Torneo di briscola il mercoledì e DiscoRomola un sabato al mese. Gli assidui frequentatori oggi si alternano uno alla volta a sedere sulla panchina alla fermata della Sita, tutti gli altri ritti, a distanza come fossero i cavalieri di Camelot in udienza da Re Artù. Anche l’unica bottega rimasta aperta negli anni, la parrucchiera per signore, ha smesso di applicare bigodini.

Le teste disordinate sono per le clienti di antico contegno una motivazione valida quanto la pandemia per non uscire di casa. Alla Romola, in condizioni normali, le persone mantengono una distanza di almeno 5 metri, per semplice senso dello spazio. Tranne al torneo di briscola, dove ogni mercoledì l’apocalisse veniva chiamata a suon di carichi.