di Giulia Focardi

Pianista, compositore, presidente dell’Associazione Musicisti Italiani di Jazz: abbiamo invitato Simone Graziano a parlare, per la nostra rubrica, della situazione di lockdown vissuta in questi mesi.

Simone, #iorestoacasa quante cose ha cambiato?

“Oserei dire quasi tutto: si sono sovvertite quasi tutte le leggi che hanno regolato i rapporti umani degli ultimi ottant’anni. Ma soprattutto siamo stato costretti a rimanere soli con noi stessi. Per noi musicisti la solitudine è quasi necessaria per creare ma per molti è motivo di angoscia. Ora abbiamo due soluzioni: il panico o la creatività. Scelgo la seconda, ma non posso dire di esser stato esente dalla prima”.

Per la musica dal vivo è stato un bagno di sangue: quali sono secondo te le prospettive che ci aspettano?

“Difficile fare previsioni ma immagino tre scenari, il primo in cui si prova a vivere come abbiamo sempre fatto con manifestazioni estive con ingresso contingentato, mascherine obbligatorie, distanza di sicurezza, con festival che potrebbero scomparire (quelli che si reggevano solo sui contributi comunali o regionali) e altri (soggetti Fus) che tenderanno a salvare il cartellone per il 2021. Poi potranno invece esserci festival che lavoreranno con musicisti locali, riducendo tutti i costi possibili. Ci saranno dei danni enormi sulla bigliettazione e sui conseguenti cachet degli artisti. Terzo scenario, distopico e forse impossibile credo, ci svegliamo domani mattina, il virus è sparito, e noi torniamo a fare i nostri concerti in giro per il mondo”.

Quali aiuti concreti sono stati messi in campo per i musicisti di jazz in questo periodo?

“Per i musicisti questa situazione drammatica ha scoperto il vaso di pandora: stiamo a casa ma senza ammortizzatori sociali, indennità di malattia, indennità di disoccupazione.

Le differenze con il resto dell’Europa sono enormi e tangibili. In Italia abbiamo cercato di mobilitarci per porre l’attenzione sulla drammatica condizione dei lavoratori dello spettacolo: per esempio la petizione #velesuoniamo, aperta su change.org insieme a Paolo Fresu e Ada Montellanico, ha raggiunto oltre 60 mila firme in poco tempo; questo anche grazie all’apertura del tavolo di discussione, sui diritti degli operatori dell’arte e dello spettacolo, assieme a Slc/Cgil, Note Legali, Nuovo Imaie, Midj, Doc Servizi, e il Coordinamento degli assessorati alla cultura per creare una piattaforma comune a tutti gli operatori. Diversi e importanti sostegni sono in via di definizione da parte SIAE, NuovoIMAIE, Soundreef e It’s right, per i propri associati”.