di Andrea Bertelli
Le European Sour Beers, dette volgarmente birre acide, costituiscono un universo di smorfie e bocche storte dopo il primo assaggio. D’altra parte o le si odia o le si ama, e nel caso della seconda ipotesi, dopo non si riesce più a farne a meno; al pub gli amici ti guardano increduli, vedendoti dilapidare i tuoi risparmi in bevande dagli odori strani, sempre più schifati ad ogni tuo sorso.
Il lambic è uno stile tra i più famosi del genere, tipico della zona di Bruxelles, una birra di frumento abbastanza acida, eccentrica, talvolta moderatamente maleodorante, con una spiccata acidità che sostituisce l’amaro del luppolo. Per tradizione è fermentata spontaneamente. I descrittori olfattivi variano, affievolendosi con l’età, si va da straccio vecchio, sella di cavallo, pollaio, terroso, ematico, caprino o fieno. La nonna direbbe: “Vu siete tutti grulli a bere codeste porcherie”. Grosso errore.
La versione invecchiata si chiama Gueze, ed è un blend di lambic di differente invecchiamento, uno, due e tre anni. Il lambic “giovane” apporta gli zuccheri fermentabili, mentre il vecchio ha il caratteristico gusto “selvaggio” dato dalla lunga azione dei lieviti.
Una buona Gueuze possiede un bouquet pieno e intrigante, un aroma acuto e un gusto “morbido” e vellutato. Il lambic è servito senza carbonazione, mentre la Gueuze viene servita effervescente. I prodotti contrassegnati con le parole “oude” o “vielle” sono considerati i più tradizionali.
Meglio un’acida che un acido, a voi l’ardua sentenza.