Centro Storico di Firenze patrimonio dell’UNESCO
17 dicembre 1982
Nel dicembre del 1982 in molti non avevano probabilmente idea di cosa fosse l’UNESCO. C’è da dire che a distanza di qualche decennio, probabilmente l’asticella delle sensibilità non si è di molto alzata, ma chi lo sa. Il sindaco Gabbuggiani, comunista illuminato che si fregia di avere giustamente una strada intitolata dal 2006 in zona Porta a Prato, fu il cittadino che tenne a battesimo in questo freddo dicembre il legame fra ONU e Firenze: i giornali ne diedero notizia in maniera enfatica, nonostante Firenze fosse stata preceduta sia dal centro di Roma che, udite udite, dal patrimonio rupestre della Val Camonica. Molto è cambiato a Firenze da quel 1982, in meglio oseremo dire. L’immagine del nostro centro rimane ricca di contraddizioni, figlia della percezione che fa del fiorentino un eterno contestatore in casa, un figlio di una città che lo culla, lo vizia e fa sì che, come in un tutte le migliori famiglie, generi un po’ di sana polemica.
Ma questo è, Firenze è patrimonio del mondo intero.
L’autostrada Firenze Bologna
3 dicembre 1960
Il 1960 per l’Italia è stato realmente un anno incredibile. Di quelli che quando li rileggi stenti un po’ a credere. A marzo usciva nei cinema “La dolce vita” di Fellini, in estate Roma ospitava le Olimpiadi, ed ora, sul finire dell’anno, si cingeva piano piano l’arteria principale delle nostre comunicazioni su strada. La ricorrenza qua descritta pertanto non riguarda soltanto Firenze, visto che l’inaugurazione vera e propria non avvenne nella nostra città ma in un valico sperso dell’Appennino Tosco Emiliano, ma siamo sicuri che l’apertura di questa linea autostradale ha segnato tante e tante storie di nostri concittadini. I ragazzi che poco dopo iniziarono ad andare al mare in Riviera, abbandonando in maniera un po’ facile e scanzonata i lidi estivi viareggini, le famiglie che si permettevano una gita per trovare amici e parenti. L’Italia era più unita, e Firenze era, ed è ancora, un crocevia perfetto in questo meridiano che tutt’ora segna sia gli spostamenti che la vita della nostra penisola.
La Chiesa dello Sputnik
8 dicembre 1957
Ad ottobre del 1957 l’URSS, in piena Guerra Fredda, ebbe la splendida idea di lanciare in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik. Il mondo si rendeva conto che lo spazio non era più qualcosa di romantico, da osservare e su cui scrivere poesie: era qualcosa con cui interagire. C’era fermento, le prime televisioni, l’automobile, ed anche in posti dove la guerra aveva lasciato da pochissimo ferite nel cuore delle persone e nelle strade e nelle piazze, si guardava alla modernità come ultima frontiera per rinascere. In via Capodimondo una Chiesa stava per essere ultimata, e lo sguardo dei fiorentini di quartiere guardava il campanile che stava per essere eretto come un simbolo di qualcosa di nuovo, strano, forse un po’ brutto ma contemporaneo. L’8 dicembre dello stesso anno, con lo Sputnik ancora in orbita veniva consacrata la Chiesa del Sacro Cuore, che come tutt’ora è possibile ammirare, aveva per vetta una struttura di cemento armato, simile a quella delle rampe di lancio dei missili spaziali. Per tutti quel campanile progettato da Luigi Nervi divenne il campanile della Chiesa dello Sputnik. Ditegli qualcosa, ai fiorentini.
La Fabbrica Toscana di Automobili
Dicembre 1900
Il nuovo secolo era arrivato da qualche centinaio di giorni. Firenze non era più capitale da decenni, ma l’impulso innovatore dato da qualche borghese ex sabaudo rimasto poi in Toscana, stava dando i frutti. Modernità, velocità, impresa. La Fiat, ovvero l’azienda che per anni è stato sinonimo di autovettura per tutti noi, era già all’opera quando nel dicembre del 1900 anche a Firenze qualcuno si preoccupò di tentare la produzione di quegli strani veicoli senza cavalli di cui tanto si sentiva parlare. Le cose andarono inizialmente molto bene, visto che la Fabbrica Toscana di Automobili dopo tre anni divenne S.A. Florentina: le produzioni erano ben riconosciute, tanto è che anche la Regina Margherita di Savoia ne acquistò il prototipo migliore, da lei ribattezzato “Rondinella” (termine che conosciamo bene a Firenze). Scelte sbagliate, congetture di mercato sfavorevoli, e sfortuna videro la fine dell’auto a Firenze dopo pochi anni. Rimane la leggenda e la consapevolezza che anche a Firenze, al Ponte all’Asse, qualcuno ha provato a fare industria automobilistica.
Ritrovamento della Gioconda
11 dicembre 1913
“La casa non ruba, nasconde”. “Prima o poi salterà fuori”. Niente di tutto questo è successo ad inizio secolo visto che la vicenda è andata in maniera un po’ diversa: la Gioconda, il dipinto forse più famoso del mondo era stata rubata nel 1911 dal Louvre. Su come e perché fosse in territorio transalpino non è questione su cui dilungarci. Fatto sta che un lunedì mattina, freddo ed umido, il direttore degli Uffizi, tale Giovanni Poggi, incontrò in un albergo di Via Panzani un italo francese che rispondeva al nome di Vincenzo Pestuggia.
Il rotolo che voleva offrire quest’ultimo, ovviamente dietro ricompensa, portava proprio addosso le pennellate di Leonardo da Vinci. Pestuggia ovviamente non ebbe un premio, se non una piccola detenzione. I francesi riebbero dopo pochi anni il dipinto che storicamente apparteneva loro: ci fu quasi un alterco diplomatico visto che l’opinione pubblica avrebbe in buona sostanza apprezzato che la tela rimanesse in territorio italiano, ma al solito la nostra diplomazia non fu delle più rigide ed efficaci. Firenze, alla fine, non nasconde né ruba, stavolta restituisce.