di Tommaso Chimenti
“A novembre la città si accende in un istante, il mio corpo non si veste più di voglie”. Anche se inizia a battere forte anche la “November rain“, e Firenze ne sa qualcosa in merito, le stagioni entrano nel vivo, in quella lunga marcia che ci conduce a Natale. Silvio Orlando ha legato il suo nome a doppio filo a Nanni Moretti e ad una certa, colta, intellettuale ma anche popolare commedia all’italiana. A teatro lo abbiamo visto nella fenomenale “Scuola”, qui, al Teatro della Pergola, ritorna, con in bocca le gonfie e pesanti parole di Lucia Calamaro in “Si nota all’imbrunire” (19-24) dove un uomo se ne sta in un paese (metafora) votato allo spopolamento, formale ed interiore, reale e immaginato: per riflettersi un po’ addosso.
Al Teatro Verdi prosegue la leggerezza, l’intrattenimento, i colori, i sorrisi, la maraviglia: in sequenza prima il trasformista per eccellenza Arturo Brachetti (16-17) e poi la magia dei Momix applicata ad “Alice” (19-24) show allo stato puro.
L’impegno civile e sociale non abbandona mai il Teatro Puccini che sfodera sul piatto un tris tutto da seguire, capire, ascoltare: prima la scrittrice sarda Michela Murgia (8) recentemente in lite continua a colpi di social con l’ex ministro Salvini, a seguire Michele Serra (19) autore e soprattutto giornalista di Repubblica con la sua celebre e amatissima “Amaca” ed infine la trasposizione della graphic novel di Zerocalcare, ormai star del fumetto, con “Kobane calling on stage” (22) a cura della compagnia nostrana Teatri d’Imbarco, che racconta la guerriglia tra curdi e Isis.
Sempre di guerra si parla ne “Il generale“, testo dell’enfant prodige Emanuele Aldrovandi e regia di Ciro Masella, attore residente nel teatro di Mordini e Savelli. Proprio qui, al Teatro di Rifredi, il 22 e 23, va in scena questa sorta di spiazzamento continuo tra l’alto graduato e le reclute, un perenne bilanciamento e scardinamento delle regole, dei ruoli, delle mansioni assegnate fino a perdere i punti di riferimento e a non capire chi è chi o chi fa cosa. La guerra è una brutta bestia, ma è figlia del Potere.