Da qualche tempo c’è un nuovo Dim Sum, più grande ed elegante, in via Magliabechi a Santa Croce. Per gli amanti di noodles, ravioli e preparazioni nella wok, una bella notizia. Dietro questa novità, c’è una storia familiare di recupero delle tradizioni e riscoperta delle origini.

La storia di un ristoratore e del suo percorso per tornare alla vera cucina cinese. Massimo (in cinese Jianou) Wang è il titolare di Dim Sum con alcuni cugini. È arrivato in Italia nel 1982, a soli 5 anni d’età, con tutta la sua numerosa famiglia. Qui aveva già parenti e conoscenti giunti addirittura negli anni Trenta dalla Provincia dello Zhejiang in virtù del trattato imposto ai cinesi dopo la fallita rivolta dei Boxer.

Massimo, dopo aver terminato le scuole dell’obbligo, ha seguito il percorso classico di tanti suoi connazionali: ha cominciato prima a lavorare in un ristorante cinese in zona Santa Maria Novella, poi divenuto ristorante-pizzeria. Dopo un’esperienza di otto anni è passato al pub: ancora oggi ne ha uno in corso dei Tintori, il Tartan Jock Scottish Pub. Nel 2012 si è incominciata a far strada l’idea di aprire un Dim Sum con alcuni parenti. Per Massimo, cresciuto a Firenze, è stata l’occasione per tornare in Cina e per riscoprire le radici e le tradizioni della sua terra d’origine che prova a far conoscere e apprezzare in Italia.

Un modo insomma per riconciliarsi con il passato proprio attraverso la cucina. Ecco quindi la scelta di rifornirsi delle materie prime direttamente in Cina, a cominciare dal tè, l’attenzione nel cercare di riproporre le ricette originali, la scelta di un buon rapporto qualità-prezzo. Il menù del Dim Sum concede piccole digressioni proprio per favorire una visione più ampia della tradizione orientale e punta molto sulla carta dei tè.  Staff cinese in cucina, in sala ad affiancare Massimo c’è la cugina Francesca (Xiaoli), che è anche una delle socie.