Una storia tutta italiana quella del Giro d’Italia. La passione, la fatica, il sudore, la tenacia. Le vittorie, ma anche le sconfitte (e non solo sulla strada) dei suoi protagonisti. Uno spettacolo facilmente paragonabile alla vita ed un set che, forse, è il più bello del mondo. Cinema e tv hanno raccontato il Giro, letteralmente, con ogni registro narrativo a disposizione: film, serie tv, sceneggiati, cortometraggi e documentari.
In Italia nel 1948 si pensò di inserire nella manifestazione il personaggio più popolare della commedia nazionale, già a partire dal titolo. “Totò al giro d’Italia” è un film del 1948 in cui il Principe della risata è un ordinario professore che per conquistare la sua amata, assecondando il desiderio di quest’ultima, si iscrive alla competizione con l’impossibile missione di vincerla.
La serialità della televisione ha preferito piuttosto concentrarsi sulla vicenda umana dei singoli, in particolare dei due uomini che della competizione sono stati il simbolo vivente: nel 1995 esce infatti, per la regia di Alberto Sironiche ne scrisse anche il soggetto insieme a Giuseppe Tornatore, la fiction in due puntate Il grande Fausto,in cui la coppia formata da Fausto Coppi e la sua storica amante, che i media dell’epoca soprannominarono “la dama bianca”, è interpretata da Sergio Castellittoe Ornella Muti.
Del 2006 è invece la miniserie “Gino Bartali – L’intramontabile” con, nel ruolo del grande sportivo nato a Ponte a Ema, Pierfrancesco Favino.
È il cinema documentario degli anni più recenti ad aver indagato i capitoli più bui del Giro d’Italia di cui quest’anno corrono i 110 anni dalla prima corsa. La drammatica parabola di Marco Pantani detto il Pirata, a cui anche la tv aveva dedicato un film nel 2007, è raccontata nel documentario di James Erskine “Pantani: The Accidental Death of a Cyclist”.
Maggiormente riferito al Tour de France, ma da non dimenticare per la luce gettata su uno dei personaggi più controversi del ciclismo mondiale, il documentario di Alex Gibney “The Armstrong Lie” (2013).