Il fatto che un ragazzino di poco meno di vent’anni abbia ultimamente dichiarato di essere guarito dall’omosessualità grazie a Dio e che tutto ciò abbia creato uno scalpore mediatico tale da renderlo un martire (insulti sui social, articoli vari e un servizio delle Iene che piuttosto che attaccare direttamente il ragazzino mirava a screditare la “setta” che l’avrebbe plagiato) ci catapulta nella realizzazione che oggi la differenza e soprattutto la conoscenza profonda di noi stessi siano delle variabili che hanno un qualche valore sacrale, più di quella che un tempo era garantita come la verità assoluta, ovvero la verità di Gesù.

Il libro di cui scrivo oggi non c’entra niente con Gesù (fortunatamente) ma c’entra tanto con la conoscenza di sé e della propria sessualità, quasi da renderla uno sfondo normale, un semplice sottofondo di una giornata. Pubblicato nel 1964 (e in quegli anni sì che pubblicare un libro che parla di una relazione gay era uno scandalo), “Un uomo solo” di Christopher Isherwood racconta la giornata di un uomo, un professore universitario, che deve fare i conti con la perdita del suo compagno e con la sua vecchiaia.

Tutto ciò viene raccontato con tutta la normalità che il caso richiede, non ponendo l’accento sull’omosessualità del protagonista, tantomeno sulla legittimità o meno dell’esistenza del suo rapporto con un altro uomo. Quello che si avverte è un sentimento di profondo rispetto per se stesso e per il suo ambiente, per le persone che lo circondano, nonostante l’apatia di base che circonda ogni momento. “Un uomo solo” è una storia comune, è la storia di ogni uomo che non ha paura di conoscersi e di farsi conoscere.

 

Lascia che ti dica una cosa, Kenny. Non posso parlare per gli altri, ma per quel che mi riguarda nulla mi ha fatto diventare saggio. Certo, siccome alcune cose mi sono già capitate, quando mi si ripresentano mi dico: ci risiamo. Ma non mi pare di nessun aiuto. Secondo me, io semmai sono diventato più stupido, anzi divento sempre più stupido: è un fatto

Senza scherzi professore. Non dice sul serio, vero? Non si sente più stupido di quando era giovane?”

Molto, ma molto più stupido”.

 

foto: @microcosmi_Itineraridilettura_