Cosimo frequenta l’ambiente musicale fiorentino da tempo. Va ai concerti, ascolta e segue i progressi di ciascuno. Tutti sanno che suona e che sta scrivendo, ma poco si sa del suo progetto. Dev’essere ambizioso, perché il tempo che ci dedica si misura in mesi, anni.

Di tutto questo sapevo poco, ma ultimamente ho iniziato a sentire diversi musicisti chiedersi: “li hai sentiti i Nevrorea?”. Allora li ho googolati e ho scoperto un progetto estremamente professionale. Comunicazione ben fatta, ufficio stampa efficiente, grafiche curate, video intenso e interessante. Senza che la band abbia mai suonato dal vivo.

foto: Flavio Fontani

Questo aspetto mi incuriosisce e decido di andarli a trovare al release party del loro primo album, “Diva”.

Mi accoglie un emozionato Cosimo, ben contento di dedicarmi il tempo prezioso che precede il live, e insieme a lui Ernesto e Lorenzo, compagni di avventura. “Non ho mai pensato di fare il solista, non ci credo e non mi piace”. La specifica è necessaria perché “Diva”è il risultato di una “reclusione volontaria: il disco l’ho scritto da solo”, anche se fondamentale è stata la fase in studio, “di creazione, produzione e registrazione insieme: come non si fa più”.

foto: Andrea Calistri

Nevrorea è il nome che Cosimo stesso ha individuato per definire la condizione in cui si è trovato e che ha voluto raccontare e forse esorcizzare con questo suo lavoro, una riflessione sui suoi (e nostri) demoni interiori, che spesso si manifestano nel sogno e svaniscono all’alba. “Diva nasce dal cemento della grande città, così aliena e persa eppure così cosciente” e ci ricorda la necessità di immergerci dentro noi stessi anche quando fa paura.

Ne esce un album di rock alternativo, dove i distorti di chitarre e bassi si alternano ad un uso più intimistico della tastiera, con una “pasta” e una qualità alla Alberto Ferrari (testi compresi) ma anche una certa più giovane e diretta istintività che segue l’istanza di farsi capire e non solo quella di esprimersi.

 

“Diva vive dentro di voi, amatela e abbiate cura di lei”.

 

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