Ore 09:00 suona la sveglia. Primo pensiero: “Oggi è il mio giorno libero”. Secondo pensiero: “le previsioni meteo”.
Un occhio aperto, uno ancora chiuso accendo lo smartphone. Windguru, Windfinder, LaMMa, Windyty, Vedetta. Inizio ad incrociare previsioni meteo e statistiche di applicazioni amiche di ogni kiter. Uno sguardo anche ai gruppi WhatsApp dove molti amici su analisi temperature e pressioni atmosferiche già prevedono “Giornatona”. Preparo l’attrezzatura: tre ali, due tavole, barra, muta, trapezio. In un attimo sono in auto. Oggi si prevede un bel maestrale. È estate ed è il vento che va per la maggiore sulla nostra costa tirrenica. Direzione spiagge bianche, Rosignano Marittimo.

Sto guidando da un’ora, tra una mezz’ora arriverò. Caricherò tutto in spalla e mi dirigerò in area kite. Cammino in spiaggia ed i bagnanti mi osservano. 30 gradi, sole a picco, lo so non mi invidiano ma loro non lo sanno. Non sanno che cosa prova un kiter nell’attesa di una giornata “come si deve”. È quell’attesa che amplifica il piacere. È fare kite con quella condizione perfetta. È arrivare a sera distrutto, senza nemmeno più la forza di parlare. Una birra a suggellare quella giornata perfetta e già lo so: crollerò mentre ancora la città fa festa. Ma la mia stanchezza è la mia felicità.

Il kite ti cambia: diventa passione e filosofia di vita. Niente è paragonabile e tutto è posticipabile per una giornata che “promette bene”. Ma com’è iniziato tutto ciò? Il kitesurf è una disciplina giovane. Nata intorno agli anni 2000, variante del surf e windsurf. Consiste nel farsi trainare da un aquilone (kite, in inglese) che usa il vento come propulsore e che viene manovrato attraverso una barra di controllo collegata ad un trapezio (una sorta di fascia stretta in vita) ed al kite tramite sottili cavi. Nasce come sport estremo. Pochissime le sicurezze e conseguenti gravi incidenti.

Negli anni si perfeziona e l’attrezzatura diventa più sicura. Decisamente più rapido l’apprendimento rispetto al windsurf e di più comodo utilizzo. (Il kite si ripiega in uno zaino, in cui far entrare anche barra di controllo e trapezio. La tavola si trasporta a mano). In condizioni ideali, la sola planata, il freeride (andare avanti e indietro), lo rende uno sport sicuro e quasi del tutto privo di pericoli. Il freestyle, il fare evoluzioni (salti) in aria e il wavestyle, surfare le onde con l’aiuto dell’aquilone, lo rendono uno sport estremo sulla base ovviamente di quanto il singolo rider decide di spingersi oltre.

A differenza di quanto si possa pensare si tratta di uno sport alla portata di tutti; è richiesta solo tenacia e volontà. Per iniziare basta poco. Io ho digitato su Google la parola “kite surf Toscana”. Innumerevoli le scuole. Mi sono affidata al caso e ho scelto la scuola Kitewell. Achille mi ha accolto. Mi parlato di bolina, lasco, traverso, direzione del vento, finestra di volo… tutte parole nuove per me in quel momento. I primi passi con il kitsurf sono per tutti incerti e spaventati e l’istinto ti fa stare “aggrappato” ad una barra di controllo con la sensazione di poter in questo modo dominare il tuo aquilone quando in realtà è lui che domina te. Ci vuole un po’ per capire che l’aquilone non si domina, si controlla, si dirige, si rispetta. Una due tre lezioni di due ore ciascuna.

Achille mi ha insegnato tutte le nozioni indispensabili. Mi lascia libera. Sono una kiter! Una kiter spaventata, ancora alle prime armi ma ufficialmente una kiter. Sono passati tre anni da quel momento. Ho viaggiato molto con il mio aquilone e visitato luoghi incantevoli. Messico, Brasile, Spagna, Egitto, Sicilia, Sardegna e quasi tutta la costa tirrenica fronte toscana. Ogni spot il suo vento, la sua direzione.

Gli spot che frequento più assiduamente? Per la vicinanza: Calambrone, (Livorno) nei mesi invernali con vento di libeccio, ponente o scirocco e Rosignano Marittimo, (spiagge bianche) nei mesi estivi con vento di maestrale o libeccio. Scendendo a sud. Castiglione della Pescaia e Talamone. Ed una bellissima baia scoperta da poco: Marina di San Nicola, Ladispoli; in cui il vento di Ponente spesso da origine al termico e crea condizione perfetta per ogni kiter.

Principiante o avanzato, lo spot ideale in cui imparare e progredire (seguiti, volendo, anche dalla scuola Tb2 di Marco e Carlo).

E poi e poi. Quanti luoghi ancora da scoprire! Quante emozioni ancora da provare! Quante ore ancora in attesa, fronte mare. L’attesa di quella brezza che si fa sempre più intensa e che apre il nostro “luna park”. Che fa alzare al cielo in nostri aquiloni in una danza di puro divertimento.

Perché il kite è così. È attesa. È gioia. È danza. È libertà. È felicità.

 

di Elisa Cappellini
(foto di Elena Guidi)