Esiste un tacito piano nazionale di emergenza, che si tramanda e diffonde con gli sguardi, i gesti codificati e una meticolosa organizzazione, e coordina come eleganti stormi migratori i genitori che si spostano in blocco abbandonando la città, al suono dell’ultima campanella scolastica.

Io e mia figlia, nonna munite, andremo in Maremma. Da diciotto anni sventolano sulla Maremma le Bandiere Blu, riconoscimento dell’eccellenza balneare. Onestamente non vedo l’ora di fondermi con quel mare selvaggio, costruire la mia capanna con i tronchi sbiancati dal mare e sedere sulla riva aspettando. Aspettando il vento, che mi scompiglia i pensieri, aspettando i pesci che si avvicinano ai miei piedi in acqua, aspettando quel momento della giornata in cui avventurarmi per le passeggiate di un’ora dribblando i sederi molli dei nudisti che spuntano come cani del deserto dalle dune, ma soprattutto aspettando la volpe. Sì lei, la volpe di alberese. Lo scorso anno ogni pomeriggio alle 5 in punto usciva dalla pineta e si avvicinava guardinga a noi, per poi acciambellarsi a poca distanza, come un gatto. Una volta è scappata via rubandoci un’albicocca.

mare2E come l’anno scorso io e Bianca metteremo in atto il nostro rito. Finita la giornata di sole, sacchetto alla mano, raccatteremo tutto lo sporco che i bipedi trogloditi hanno abbandonato: bottiglie, mozziconi di sigaretta, tappi, cartacce e sorprese poliedriche. Il bipede troglodita non lo riconosci al primo sguardo: come te, sceglie spiagge incontaminate, cerca la volpe per le foto, passeggia e si rilassa, costruisce la capanna di tronchi, e magari ti saluta sornione e bonario. Ma poi lascia, maledetto pollicino, le sue tracce a zonzo. Vorrei creare una nuova moda contagiosa, quella della responsabilità e della conservazione del bello. Quindi questa estate, con o senza pargoli e nonne, diamo il buon esempio e sacchettino-muniti schiaffeggiamo di civiltà il rozzo mimetizzato accanto a noi.

 

di Martinaverde Stoppioni