Winfried Conradi (Peter Simonischek) è un insegante di musica in pensione, un buontempone a cui piace fare scherzi a chiunque gli capiti a tiro. La sua vita si muove tra le visite alla vecchia madre, qualche lezione privata e le carezze all’adorato cane moribondo.

Sua figlia Ines (Sandra Hüller), quasi quarantenne, vive a Bucarest e lavora come consulente per una società che la spinge a un’esistenza frenetica fatta di riunioni e meeting.

A sorpresa, Winfried decide di farle visita, proponendole di passare qualche giorno insieme, ma gli impegni e l’imbarazzo nei confronti del padre creano ancora più attrito fra i due, tanto da portare il genitore a chiederle se sia ancora un essere umano.

Tuttavia Winfried non demorde: con una dentiera finta e una parrucca, piomba nell’universo di Ines presentandosi a tutti come Toni Erdmann.

Fa da sfondo alla pellicola la contrapposizione tra due generazioni, tra chi vorrebbe fare qualsiasi cosa ma non può, e chi invece può ma non ne ha il tempo. «Mentre siamo attivi e giovani lavoriamo, telefoniamo, ci agitiamo, e intanto il tempo scorre».

Nel momento in cui ci si rende conto di quanto il cinismo di Ines si contrapponga all’umanità di Winfried/Toni, ci si offre alla visione più tenera delle scene, dove lei si lascia finalmente andare e canta un pezzo di Whitney Houston accompagnata dal padre al pianoforte.

E così il film prosegue, perdendosi ogni tanto in scene inutilmente lunghe, fino al finale, diretto e deciso.

Probabilmente all’inizio si ha l’impressione di guardare una commedia ricca di risate, ma dietro ogni battuta si cela un alone di tristezza, una realtà colma di solitudine.

Si tratta, infatti, di un film malinconico, coinvolgente, commovente, che riflette su quanto sia importante cercare di «non perdere il senso dello humor», perché «la vita scorre via. Come si fa a fermare un momento? […] Certe cose le capisci soltanto dopo. In quel preciso momento è impossibile».

 

di Bianca Bonacci