Quando una cosa l’hai vista sempre lì, lo stupore risiede nel fatto di non vederla più. Ci sono angoli della città che erano proverbiali, e la cui mutazione ha lasciato un vuoto che la memoria colma, ma che è pronto a riemergere alla prima occasione. La passerella pedonale di piazza della Libertà è uno di questi vuoti.

Scavalcava l’ultimo tratto del viale Matteotti, e aveva almeno due sorelle: una dinanzi alla Fortezza e una nel viale Giannotti. Nondimeno, quella di piazza della Libertà è la più rammentata dopo che tutte e tre sono sparite.

Da lassù si aveva una vista inusuale di un traffico sempre più convulso, un effetto-autostrada che meravigliava. Per pochi passi sembrava di stare in qualche altro posto non ben definito, magari anche più moderno.

Ai suoi piedi è ambientata la leggendaria sequenza della telefonata nella cabina di Ad ovest di Paperino (“t come tossicodipendente, a come hashish senz’acca”).

 

 di Leandro Ferretti