Sorge è il nuovo progetto di musica elettronica di Emidio Clementi, cantante dei Massimo Volume. Un duo pianoforte ed elettronica con Marco Caldera, da tempo tecnico del suono dei Massimo Volume, nonchè co-produttore artistico di Aspettando i Barbari.
Lo scorso 5 Febbraio è uscito l’album d’esordio “La Guerra di Domani” via La Tempesta Dischi e, in vista della loro data fiorentina al Glue del prossimo Sabato 12 Marzo, Lungarno ha scambiato due battute con Emidio.

Com’è nato il progetto Sorge?
L’idea è stata quella di costruire un disco avendo come punto di riferimento un pianoforte e l’elettronica. Per mesi io e Marco ci siamo scambiati file e una volta messa a punto la struttura dei brani mi sono dedicato alla scrittura dei testi. Il tutto ci ha impegnati per un anno.

Il disco suona come un mix tra blues e hip-hop, un suono molto particolare, quanto tempo è servito per concepirlo e raffinarlo?
Sono stati fondamentali i primi pezzi a cui abbiamo lavorato. Trovata la giusta atmosfera abbiamo utilizzato quei pezzi come punti di riferimento. E’ vero, dentro, piuttosto nascosto, c’è un sapore blues. I pezzi si muovono spesso su tonalità proprie del blues e anche negli arrangiamenti, senza mai arrivare a un suon canonico, l’hip hop è stato uno dei punti di riferimento.

Certo lavoro sui testi ricorda un po’ Allen Ginsberg di “Jukebox all’Idrogeno”, che tipo di lavoro è stato fatto sulla parola?
La parola d’ordine è stata fluidità. Rispetto al passato ho utilizzato più rime e sì, hai ragione, la lezione di Ginsberg e di tanta poesia cantata americana mi è servita come modello.

C’è qualche testo a cui sei più legato o che è più autobiografico? (Penso a “Bar Destino” ma anche a “In Famiglia”)
Sono tutti figli miei e non me la sento di stilare una classifica. Ne sono comunque orgoglioso. Ogni volta che mi trovo di fronte alla pagina bianca vengo preso dallo sgomento. Oddio, cosa ho da dire? Mi chiedo. Ma il mondo per fortuna offre molti stimoli.

Qual è il filo conduttore, se c’è, di questo disco?
Arrivati alla fine mi sono reso conto che molti testi parlano di perdita: privata, collettiva. E insieme alla perdita, un bisogno di accettazione, l’illusione di poter avere le spalle larghe, per potersi caricare tutto sulle spalle.

Per Marco, hai per caso ascoltato il progetto di Emidio El Muniria e può in parte aver influenzato il suono che hai trovato?
Si, conosco il progetto El Muniria, ma direi che non mi ha influenzato nella lavorazione di Sorge. Abbiamo scelto di partire da un foglio bianco nella scrittura dei pezzi e anche una volta trovata la direzione abbiamo cercato di creare una cosa che avesse una sua identità, senza troppi riferimenti.

Il tour è appena iniziato, ci raccontate l’atmosfera che volete dare ai live? E qual è stata la prima risposta del pubblico?
Vorremmo ricreare l’atmosfera del disco, cercando di rendere il live più fisico possibile, il più suonato possibile. Da qui la scelta di Marco di non utilizzare un computer, ma campionatori e synth. Alle nostre spalle avremo anche dei visual inediti, realizzati apposta da Umberto Nicoletti, l’autore dei due video usciti a ridosso del disco.

 

di Alessio Gallorini