È un’invasione di colore ed un invito a guardare sempre verso l’ alto quello che vuole chiederci in questi giorni la città, tramite installazioni artistiche di una scala e di una vetrata, elementi architettonici a cui è affidato il compito del trascendere fisico e mentale, una volta rappresentato in città da cupole e torri che cercavano il cielo per stupire e sottomettere.

Non è questo l’intento dei due artisti contemporanei Paola Pivi e Michelangelo Pistoletto che si accingono a mettere piede in centro, dove si incontrano per caso ed insieme ci fanno un invito verso un infinito coloratissimo, pur non condividendo molto se non diverse P nelle proprie iniziali, a pensarci le stesse di Pandoro, Pupazzo di Neve, Palline, Presepe e Panettone.

Paola Pivi, che ci piace ricordare per opere che vedono protagonisti animali estrapolati dal loro contesto solito e spesso virati technicolor, porterà nel cortile di Palazzo Strozzi (inaugurazione venerdì 11 dicembre ore 18.30, fino al 28 febbraio) una scala gonfiabile arcobaleno di oltre 20 m.

Il primo piano di Mercato Centrale sarà invece la scenografia dell’opera site-specific di Michelangelo Pistoletto insieme al colombiano Juan E. Sandoval e curato da Nicolas Ballario e Domenico Montano , tra le più grandi realizzate dal maestro dell’Arte Povera. Un altro capitolo di Terzo Paradiso, lavoro che l’artista porta avanti da inizio millennio, che rende le vetrate del mercato una cattedrale di giorno ed una lanterna di notte e che ha visto martedì 8 dicembre la sua inaugurazione alla presenza del sindaco Dario Nardella, accompagnati della fisarmonicista pugliese Saría Convertino.

Due situazioni generatrici di meraviglia unite da un unico filo terreno-siderale, forse intrinseco al periodo dell’anno, perché inviamo desideri verso l’alto e ci portiamo in dentro la certezza dell’arrivo di cose varie dal cielo nel secondo esatto che una stella cadente ti passa davanti al naso mentre sei ad aspettare ed inviare speranze alla finestra: voglia di crescere, anche questo Natale a Firenze, per fortuna non pervenuta.

di Marta Staulo