di Alba Parrini

 

Al momento in cui questo giornale sta andando in stampa, sono gli ultimi giorni utili per visitare Expo 2015 prima che chiuda definitivamente i battenti.

È quindi giunto il momento di fare un bilancio di tutte le tipologie di fauna umana che in questi ultimi sei mesi si sono palesate dandoci la possibilità di fare un salto in avanti nello studio antropologico della nostra specie.

 

L’Expo entusiasta:

Il primo maggio era già all’apertura dei cancelli prima ancora della cerimonia inaugurale di Mattarella. Era in prima fila alla cerimonia inaugurale in Palazzo Vecchio a commuoversi ascoltando le parole di Renzi… L’entusiasta si batte per l’italianità perché noi italiani abbiamo una marcia in più! Infatti ha sempre cambiato canale durante tutti i servizi sulle tangenti e i disservizi legati all’Esposizione Universale. Perché l’essere italiani viene prima di tutto.

 

L’Expo qualunquista:

Diciamocelo, lo siamo un po’ tutti. L’Expo è stato un bel parco giochi, un bel minestrone di temi impegnati e cluster tematici. Ma lui, il contadino di Tosi, o lei, la sartina di Strada in Chianti, sono contenti anche solo di mangiare le patatine fritte più buone del mondo, quelle del padiglione del Belgio. Perché come le patatine fritte del padiglione belga, non ce n’è. Ed eccoli lì, felici, a ordinare una bella trippa al sugo sugli schermi futuribili della Coop al padiglione del cibo del futuro, e a guardare stupiti gli orti verticali idroponici degli Stati Uniti, o il tetto ad alveare dell’Inghilterra, pensando sotto sotto che le api sono proprio delle personcine intelligenti.

 

L’Expo petulante:

Non ditemi che questa categoria non l’avete mai vista in giro: sugli autobus, nei vostri uffici, in coda alla ASL. Sono loro che hanno mosso la macchina del passaparola legato all’Expo. D’altra parte, basta che se ne parli. E l’Expo petulante ne ha parlato eccome! È lui che si è lamentato sempre e comunque. Si è lamentato perché la suocera gli ha regalato il biglietto ed è stato obbligato ad andarci, si è lamentato perché è arrivato con il treno alle 11.00 di mattina e ha sorprendentemente trovato coda ai tornelli, si è lamentato anche perché ha deciso di andare alla mostra il 13 agosto dove ha trovato caldo, invece di andare in Versilia. Ma più di tutto, si è lamentato che mangiare all’Expo era caro. Ed è in questa circostanza che si è ritrovato anche lui aiccoppe, dove spesso ha fatto amicizia con l’Expo qualunquista, o se proprio era in una giornata positiva, al padiglione del Macdonald’s dove, almeno lì, ti facevano mangiare con un euro.

 

L’Expo organizzatissimo:

Va be’, faccio outing. Io faccio parte di questa categoria. Prima di partire mi ero iscritta a sei gruppi Facebook, otto siti tematici, avevo scaricato circa quattordici itinerari e avevo creato un gruppo Whatsapp a distanza tra Firenze, Milano, Salerno in cui una vigilessa meneghina ci aggiornava in tempo reale sulla situazione traffico/accessi/parcheggi ufficiali e abusivi. Insomma, sì, forse siamo malati. Ma niente può dare più soddisfazione che entrare ai tornelli alle ore 09.15 e raggiungere il padiglione del Giappone prima ancora che apra. E voi fatevi pure otto ore di coda!

 

L’Expo genitore-con-passeggino:

Eh già, perché la leggenda metropolitana che i passeggini saltano la coda, fa sviluppare la creatività del nostro visitatore Expo. Comitive di settantenni che rapiscono i nipoti seienni, stipandoli in un passeggino adatto a un neonato. Coppie di adolescenti con la carrozzina di cicciobello coperta con il telo antipioggia, in modo da sgamare i controlli. Mamme single con neonati nel marsupio che vengono respinte dalla coda prioritaria perché la regola dice che lì passano solo le famiglie con il passeggino… “nutrire il pianeta, energia per la vita”, sì va bene, ma evidentemente il motto di Expo non era certo “pari opportunità per tutti e tutte”.

 

Patatine fritte alla belga

qL21xvZOdI5CQLHUfrLZZMZJJmPN_p33cjVc51Q5eXM

 Il Belgio si fregia dell’invenzione delle patatine fritte come piatto gourmet, e in effetti la preparazione è molto diversa da quella di tutto il resto del mondo, poiché prevede una doppia frittura a temperatura controllata.

Le patatine alla belga vanno preparate seguendo questa procedura:

  • lavare bene le patate
  • non sbucciarle
  • tagliarle a fiammiferi non troppo precisi
  • immergerle in acqua fredda per almeno 30 minuti in modo che perdano l’amido
  • asciugarle molto bene con un canovaccio
  • fare una prima frittura nello strutto riscaldato a 160° precisi
  • a questo punto scolare le patatine su della carta assorbente
  • portare lo strutto a 180° e procedere a una seconda frittura
  • infine scolare e servire ben calde salate e condite con del rosmarino

Nella versione contemporanea, forse più salutista, lo strutto si può sostituire con olio di arachidi.