Di Maria Paternostro
Torna dall’11 al 17 novembre il Florence Queer Festival, la rassegna che propone film ed eventi collaterali legati all’arte, al teatro e alla letteratura per indagare il tema dell’uguaglianza e della dignità delle persone LGBT. I direttori artistici Bruno Casini e Roberta Vannucci raccontano la tredicesima edizione.
Quanto e cosa è cambiato per il Florence Queer Festival in questi tredici anni?
Bruno Casini: Nella prima edizione, quando eravamo ospiti nella sala del Teatro Puccini con un programma di tre giorni, eravamo molto carbonari e underground. Adesso siamo arrivati a sette giorni di proiezioni all’Odeon, il cinema più bello di Firenze dove attraverso film, documentari e corti racconteremo storie bellissime che purtroppo non usciranno mai nelle sale.
I fiori all’occhiello di questa edizione?
Bruno Casini: L’omaggio a Fassbinder con un documentario presentato lo scorso anno alla Berlinale che parla della sua vita attraverso i film e le interviste rare; Yoni Leyser con un’anteprima europea sulla notte berlinese; Daniele Sartori che presenta il Principe Maurice, icona della nightlife degli anni Novanta; una videointervista sulla Romanina, un mito per la cultura transgender fiorentina e ancora Seed Money: the Chuck Holmes Story documentario sui Falcon Studios di San Francisco dove negli anni Settanta giravano porno gay, o quello su Annemarie Schwarzenbach, fotografa lesbica degli anni Venti.
Roberta Vannucci: Questi documentari si addentrano nella vita delle persone, nella storia che non trova spazio nella storia ufficiale. In questo il cinema è un mezzo eccezionale perché l’esperienza visiva è immediata.
Oltre ai premi dedicati al miglior film e al miglior documentario c’è anche il concorso per corti Videoqueer.
Roberta Vannucci: Il concorso negli ultimi anni è molto cresciuto soprattutto grazie all’ampliamento del minutaggio. Questo ha dato la possibilità di esprimersi con una maggiore creatività. Ci arrivano tantissime proposte, anche dall’estero. Alcune opere non verranno viste altrove perché difficilmente circuitabili, ma allo stesso tempo davvero molto interessanti.
Come sarà il FQF tra dieci anni?
Bruno Casini: Sarebbe bello che tra dieci anni non ci fosse bisogno di fare un festival solo a tematica queer e che i film che proponiamo potessero arrivare attraverso tutti i canali, ma purtroppo credo che in Italia siamo ancora molto indietro per quanto riguarda i diritti degli omosessuali. Temo che ci vorranno anni e anni. Quindi la 23esima edizione ci sarà di certo!
Tutte le info su: www.florencequeerfestival.it