di Dario Russel Bracaloni
Dario Russel Bracaloni: Ragazzi, siete tornati! Non dopo molto tempo in effetti, dato che “Crimes Of Passion” risale al 2013, ma ho sempre avvertito una urgenza espressiva tale nella vostra musica che due anni possono sembrare un lasso di tempo piuttosto. Ho ragione? Pensate che il vero habitat dei Crocodiles sia lo studio o il palco?
Crocodiles: Entrambi i luoghi sono la vostra vera casa. Se stiamo troppo a lungo lontani dallo studio ci deprimiamo ma anche essere on tour ha il gusto della vita vera e difficilmente ne possiamo fare a meno. “Boys” è stato registrato quasi esattamente un anno dopo “Crimes” ma abbiamo impiegato un anno per trovare i fondi necessari per farlo uscire da soli. Ora ci siamo già buttati nella scrittura del prossimo disco.
D: “Boys” è stato definito un album di salsa/punk. Quanto è forte l’influenza di Città del Messico, dove l’album è stato registrato?
C: L’album fu scritto interamente prima che andassimo in Messico ma, di certo, non puoi separare un disco dalla città in cui è stato registrato. Abbiamo vissuto a Città del Messico per un mese, vi abbiamo preso un appartamento, prendevamo il bus tutte le mattine per andare in studio e uscivamo in giro coi nostri amici messicani mangiando cibo messicano e bevendo birra messicana, andavamo a ballare al club Salon Caribe, giusto dietro l’angolo di casa nostra. Quindi, anche se la musica fu scritta prima di visitare la città, la città stessa è dentro tutto l’album.
D: Negli ultimi mesi mi sono appassionato alla salsa e alla cumbia, specialmente quella degli anni ‘60 e ‘70, da compilation oscure fino ad artisti ben noti come Richie Ray e Bobby Cruz. Vi piace la musica tropicale? C’è qualche artista o qualche band che raccomandereste ai nostri lettori?
C: Certo! Alcuni buoni album che possiamo raccomandare sono Acid di Ray Barretto – o comunque qualsiasi cosa uscita per la Fania records negli anni ‘70. Di recente stavamo facendo un giro a Monterrey con alcuni amici che ci hanno fatto conoscere la musica di Rigo Tovar, che abbiamo davvero apprezzato. Inoltre ci siamo innamorati di una compilation chiamata “Cumbia Beat” che raccoglie cumbia psichedelica peruviana degli anni ‘60. C’è tantissimo da scoprire e ancora non possiamo davvero considerarci degli esperti!
D: Una domanda classica: come vi sentite a venire in Italia? Vi ho visti suonare a Pordenone nel 2013 insieme a Wire e The Heartbreaks, una grande performance! L’Italia, come il Messico, è uno dei nostri posti preferiti al mondo perchè là abbiamo una relazione speciale con i nostri fan. Immagina che quello di Pordenone fu il primo show del nostro batterista insieme a noi! “Peroxide Hearts” suona come “Sweet Jane” dei Velvet Underground interpretata dagli Spacemen 3 ma con un feeling contemporaneo. Ci fareste il nome di qualche influenza su “Boys”?
C: Le nostre influenze musicali sono davvero dappertutto nel disco, dai classici ascolti croccodilliani come i V.U., The Beatles, The Ramones, ma abbiamo ascoltato anche molta disco, musica latina, uk diy e dub. Abbiamo cercato di infilarcele tutte dentro
Grazie ragazzi, non vedo l’ora di vedervi a Firenze
Non possiamo aspettare di esserci!