Galassie e pianeti gassosi, terre emerse con i loro oceani viste da un satellite o cellule osservate al microscopio: niente di tutto ciò, solo materia racchiusa nel frame di una serie di polaroid.

Pietro Fazzini traduce in elementi tangibili la sua riflessione universale sul flusso imprevedibile degli eventi e la conseguente impossibilità di rendere governabile la propria esistenza.

La natura delle polaroid, già di per sé incontrollabile se non nell’inquadratura, è resa ancora più casuale dalle manipolazioni effettuate dall’autore. Pura sperimentazione in cui Pietro interviene sia prima che dopo lo scatto, manipolando manualmente la pellicola in camera oscura oppure lavorando sui chimici o, ancora, sviluppando a temperature diverse. Tutti procedimenti che portano a risultati differenti e inaspettati nella matericità, nei colori, nelle forme, nonostante si utilizzi lo stesso chimico nelle medesime quantità. In questa completa contingenza – spiega Pietro – «perde anche di senso voler ottenere un certo risultato», considerando anche che l’esito può variare nel tempo: i chimici, stabilizzandosi, restituiscono un’immagine diversa da quella iniziale.

 

Pietro Fazzini è nato a Firenze nel 1998. Ha frequentato il corso triennale e un master presso la Fondazione Studio Marangoni. Il suo approccio alla fotografia è principalmente analogico e ha esposto, tra varie mostre, anche al Festival della Fotografia Italiana di Bibbiena (2024) e in Orbite, Circuito Off di Reggio Emilia (2025). Nel 2025 si è dedicato al progetto di curatela InDialogo, insieme a Gabriele Fossi, in collaborazione con la bottega InFoto.

 

Crediti fotografici: Pietro Fazzini

@pietrofazzini_