di Roberto Pecorale

I God of the Basement tornano sulla scena con il loro terzo album intitolato Whatever, disco breve, in uscita il 7 febbraio 2025 per Stock-a Production. La band fiorentina è attesa sabato 25 gennaio sul palco del Glue a Firenze per presentare i nuovi brani.

In attesa di vederli live abbiamo fatto due chiacchiere con loro.

Ciao, bentrovati! A breve uscirà il vostro terzo album Whatever, disco breve: in che modo lo raccontereste?

Te lo racconteremmo così: c’era una volta una band che aveva voglia di scrivere il suo terzo disco. Sentiva la necessità di una certa libertà espressiva e creativa che fino a quel momento aveva, sì, vissuto appieno, ma ogni volta, a disco ultimato, avvertiva quella strana e inspiegabile sensazione di non aver raggiunto fedelmente l’idea originaria. Così, un bel giorno, i quattro decisero di cambiare rotta: era arrivato il momento di provare ad abbandonare alcune regole e convinzioni che si erano precedentemente imposti e di avventurarsi nel lontano mondo del “chissenefrega”. E vissero per sempre bla bla bla.

Avete deciso di utilizzare la lingua italiana come medium espressivo, com’è stata questa prima esperienza? Ve lo chiedo perché questo passaggio a volte non è semplice e i risultati possono suonare artefatti o poco convincenti. Non è il vostro caso, dove a mio avviso risulta estremamente naturale e a fuoco.

Tommaso: Concordo pienamente con la tua ultima espressione. Direi proprio che “naturale” è l’aggettivo giusto per raccontare questa nostra prima esperienza con la lingua italiana. Al principio avevamo dei pezzi su cui stavamo lavorando come nostra abitudine in lingua inglese, ci piacevano e avevamo iniziato a proiettarli in un contesto di produzione di un nuovo disco. Parallelamente, per una semplice questione di piacere personale, in un periodo in cui mi sono dedicato molto alla scrittura, ho iniziato a buttare giù dei testi in italiano. Il passo successivo, privo di obiettivi connessi alla band, è stato quello di creare in maniera molto grezza della musica e unire le due cose. Condividendo un paio di esperimenti con gli altri, con nostra grande sorpresa il risultato pareva suonare bene e appunto naturale alle orecchie di tutti. Dopo alcune riflessioni, abbiamo deciso di provare a lavorare in questo senso. Lo stimolo che derivava da questa novità ha portato un rinnovato entusiasmo, tale da portarci in breve tempo alla produzione di Whatever, disco breve.

La vostra musica è un mix originale che si muove agilmente tra diversi generi, con incursioni sonore che talvolta riportano alle migliori produzioni della fine degli anni Novanta. Ascoltando i nuovi brani da un punto di vista emotivo ho percepito rispetto ai lavori precedenti delle atmosfere avvolte da un maggior carico di buio e tenebra. È una mia impressione errata o si tratta di una vostra scelta consapevole?

Tommaso: Sicuramente ci ispiriamo molto alla musica degli anni Novanta perché, alla fine, è quella che ha segnato la nostra adolescenza e ha plasmato i nostri gusti musicali. È il nostro terreno naturale, e quindi, in parte consapevolmente e in parte no, finiamo per riproporre delle sonorità che richiamano proprio quel periodo.

Dal punto di vista emotivo, hai colto nel segno. C’è davvero un carico oscuro nei nuovi brani, come dici tu. Non è stata tanto una scelta calcolata, quanto qualcosa che è venuto fuori spontaneamente. Non ci siamo messi a tavolino pensando: “Adesso facciamo pezzi presi male”. Piuttosto, i testi sono il riflesso di un periodo un po’ del cazzo, appunto, fatto di cambiamenti radicali e di un’auto-emarginazione. Ho dovuto fare i conti con alcune parti più cupe di me stesso, e questo si è riversato nei testi che ho scritto. Di conseguenza, anche la musica ne è stata influenzata, portandoci verso questo tipo di sonorità e atmosfere.

Siete in fissa con qualche musicista o band ultimamente? C’è qualcuno/a con cui vi piacerebbe collaborare in modo particolare?

Ci sono artisti che abbiamo ascoltato spesso in questo periodo, parliamo di certezze come I Hate My Village e Idles ma anche di sorprese, almeno per noi, come Coca Puma. Per quanto riguarda una collaborazione, sicuramente a noi piace confrontarci con mondi diversi quindi potremmo dire che sarebbe interessante sperimentare con qualche producer, per esplorare magari i lati più elettronici e “dub”.

Ci date qualche anticipazione su cosa succederà sul palco del Glue?

Sul palco del Glue presenteremo in anteprima tutto il nostro nuovo disco, che uscirà ufficialmente il 7 febbraio. Lo suoneremo alternandolo con alcuni pezzi vecchi, quelli in inglese delle nostre produzioni precedenti. In apertura ci sarà X and HER, che poi salirà sul palco con noi per una collaborazione su un pezzo che abbiamo fatto insieme. Il video di quella canzone, Remix Six Cigarettes, lo trovate anche su YouTube.

Durante la serata metteremo in vendita i nostri nuovi vinili: è la prima volta che stampiamo un vinile; quindi, è un traguardo speciale per noi! Avremo anche delle nuove magliette in vendita. Inoltre, distribuiremo i vinili a chi li ha pre-acquistati durante il nostro “secret party”, la festa di autofinanziamento che abbiamo organizzato qualche mese fa.

 

GOD OF THE BASEMENT
sabato 25 gennaio 2025
Glue,
Viale Manfredo Fanti 20
ingresso gratuito per i soci Glue/Us Affrico
(costo della tessera annuale: 15 €)

Link all’evento: https://www.facebook.com/events/1957464184778890

 

In copertina: GOTB, foto di Rebecca Lena