I Satoyama, una delle band più innovative del giovane jazz italiano, recentemente vincitori del progetto NUOVA GENERAZIONE JAZZ di I-JAZZ, arrivano sabato 13 maggio al PARC di Firenze, all’interno della rassegna Mixité di Toscana Produzione Musica, per presentare l’ultimo album “Sinking Islands”, uscito per Auand Records. Gabriele Luttino (batteria) ci ha concesso un po’ del suo tempo per rispondere alle nostre curiosità.

Sinking Islands è un concept album che parla dell’innalzamento del livello dei mari. Perché avete scelto questa tematica?

La musica ha, secondo noi, la meravigliosa capacità di trasmettere tematiche in maniera davvero universale riuscendo ad arrivare all’anima di qualsiasi individuo.

Abbiamo composto il disco partendo dalla ricerca musicale e arrivando a quella sociale-antropologica, ci siamo quindi fatti ispirare da libri, pubblicazioni e documentari per narrare di un argomento che ci sta profondamente a cuore.

Pensiamo che un approccio musicale onirico ed immaginifico possa far passare un tema grave ed attuale come quello ambientale in maniera più consapevole, un messaggio ad oggi estremamente polarizzato(e politicizzato) nell’opinione pubblica.

La vostra musica è di respiro internazionale, conferma sono i numerosi concerti fuori dallo Stivale. Quanto è difficile gestire il tutto dalla provincia piemontese?

Siamo riusciti negli anni a costruire una rete di collaboratori che ci hanno aiutato nei nostri folli progetti all’estero, dal canto nostro abbiamo investito un sacco di energie ed impegno nel progetto.

Nel 2020 abbiamo fondato l’associazione Build a Forest, con la quale miriamo a creare collaborazioni tra artisti ed operatori culturali, creando progetti dove il comune denominatore è il rispetto per l’ambiente. Nello stesso anno insieme a Fano Jazz Network e A Buzz Supreme abbiamo viaggiato e suonato lungo la Transiberiana per un lungo tour ad emissioni zero.

Sicuramente vivere in una piccola cittadina ai piedi delle Alpi può sembrare limitante, soprattutto nel contesto musicale che fa delle relazioni sociali il fulcro per progetti e collaborazioni. Ciononostante abitare di fronte ad un prato incolto o ad un pacioso lago ci regala le forze per continuare a suonare sia in Italia che all’estero.

A discapito dei vostri studi, quanto jazz c’è nei vostri ascolti?

La risposta corretta sarebbe: “non troppo”. Un esempio esplicativo lo troviamo quando in studio arrangiamo i brani nuovi, lì vengono fuori gli ascolti e le passioni musicali più viscerali di noi quattro, e queste vanno spesso in contrapposizione.

Abbiamo però, alcuni ascolti comuni che abbiamo incontrato nel cammino insieme, ad esempio: Esbjorn Svensson Trio e Jakob Bro nel jazz; Arvo Part o Franz Schubert nella musica classica oppure Bernardo Sassetti e Radiohead in ambiti più cinematici e indie.

Qualcuno descrive i vostri live come un viaggio onirico. Cosa succederà sul palco del PARC?

Spesso ci hanno domandato quale tipo di musica facessimo. Consci del fatto che sarebbe difficile categorizzarla, abbiamo optato per la definizione “immaginifica”, una musica onirica che spinge lo spettatore ad immergersi dentro di essa.

Abbiamo dato al nostro live una connotazione sociale e politica. Alla fine del viaggio, ci sarà un piccolo omaggio per i presenti tra il pubblico. Un piccolo regalo dal grande significato: rivoluzione e speranza.

 

SATOYAMA live
sabato 13 maggio, ore 19
PARC (
Piazzale delle Cascine 7, Firenze)
Biglietti QUI
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