La storia della Famiglia Cecchi Gori è molto ben raccontata nel documentario del 2019 Cecchi Gori – Una famiglia italiana di Simone Isola e Marco Spagnoli. Una vicenda di imprenditoria toscana di formidabile successo che, partita nel dopoguerra, ha conosciuto il suo apice nei primi anni ‘90 producendo film campioni di incassi, per poi avviarsi verso il declino.
Dell’eredità e della nuova vita di quello che fu il vero colosso italiano della produzione e della distribuzione cinematografica ci ha parlato Lorenzo Ferrari Ardicini, attuale presidente della CG Entertainment.
“Il nome Cecchi Gori è conosciuto in tutto il mondo perché ha prodotto film che sono entrati nella storia. Ora la società si chiama CG Entertainment ed è quella che, nata nel ‘94 all’interno del più grande gruppo Cecchi Gori, in origine si occupava dell’homevideo. Da allora si è sviluppata seguendo l’evoluzione dei supporti presenti sul mercato, così dalle VHS si è passati ai DVD. Il gruppo poi è entrato in fallimento e la società è diventata indipendente. Io sono di Milano ma l’identità toscana della realtà è stata pienamente conservata, infatti i nostri uffici e il personale sono rimasti qua. Fino a un mese fa eravamo nella sede storica di Campi Bisenzio, ora ci siamo spostati a Sesto. Il nostro lavoro riguarda la distribuzione dei contenuti audiovisivi garantendo una continuità ai film passati al cinema. All’obiettivo iniziale, ovvero la realizzazione di DVD, abbiamo affiancato, negli ultimi 10 anni, la presenza su piattaforma digitale tramite accordi con realtà come Amazon. Successivamente abbiamo iniziato a lavorare nell’ottica dell’on demand, per abbonamento o gratuito con l’integrazione di spot pubblicitari”.
La CG Entertainment si differenzia da altre realtà per un particolare filo diretto nella comunicazione col pubblico però
“Vero, siamo sempre più in contatto col consumatore finale, quello interessato ai nostri contenuti indipendenti e autoriali, che faticano a trovare spazio nelle piattaforme o nei circuiti tradizionali. Una decina di anni fa abbiamo creato un sito web per avere un rapporto diretto con il pubblico non intermediato da rivenditori. Il sito è poi diventato una piattaforma per noleggio digitale. Prima della pandemia abbiamo avviato il progetto Start-up captando una richiesta da parte del pubblico che lamentava l’indisponibilità di alcuni titoli importanti in formati come il Blu-ray. Così abbiamo iniziato a dialogare direttamente con gli utenti proponendo loro una specifica edizione che, se si arriva a raccogliere un numero di preordini sufficiente per andare in pareggio sui costi di produzione, viene fatta uscire riducendo i nostri rischi imprenditoriali. Tutto questo, chiaramente, non sarebbe stato possibile senza i social network. Crediamo fermamente che un pubblico che scommette su una specifica edizione meriti di essere premiato ed è capitato che fossero proprio gli startupper a suggerire un titolo. Con questa modalità siamo stati in grado di realizzare la riedizione di titoli come Tetsuo: The Iron Man di Shin’ya Tsukamoto, La famiglia di Ettore Scola, Amore tossico e L’odore della notte di Claudio Caligari e, ultimamente, Battle Royale di Kinji Fukasaku in 4K e in HD. Di quest’ultimo progetto siamo particolarmente orgogliosi perché lo abbiamo portato anche in sala”.
Chi sono questi cinefili disposti a preordinare, o addirittura proporre, un titolo dimenticato per possederne una bella edizione restaurata accompagnata da libri e altro materiale dedicato?
“Gli startupper non sono solo amanti del cinema, ma collezionisti che non si accontentano del consumo frenetico di audiovisivi che va per la maggiore oggi. La pandemia ha imposto una maggior fruizione di contenuti che ha avuto come inevitabile ripercussione una crisi del cinema tradizionale a cui noi però continuiamo a tenere moltissimo. Infatti dopo l’esperienza di Battle Royale posso già dire che stiamo lavorando sulle filmografie di Wim Wenders e Pedro Almodovar”.