L’inaugurazione della mostra Confini Identitari, di Ako Atikossie, allo spazio de La Portineria di Palazzo Poli, in Via Eleonora Duse, rappresenta in qualche modo un nuovo e coraggioso tentativo di riprendere il dialogo di Firenze con l’arte contemporanea, interrotto bruscamente ormai un anno fa.
E se la piccola personale di tre opere è solo un gustoso assaggio di un ricco e ambizioso programma del giovane ma vincente spazio al “confine” tra Coverciano e Campo di Marte, la sola possibilità di esistere e di restituire vita alla cultura cittadina è già una sfida largamente vinta. Lascerò ai colleghi il margine per approfondire la faccenda sul prossimo numero cartaceo di marzo.
Merita invece qualche battuta l’opera dell’artista di origini congolese che abbiamo avuto il piacere di conoscere e con cui abbiamo scambiato qualche parola sul suo originale approccio alla tela e ai soggetti, in cui attraverso la ripetizione ossessiva del tratteggio, ossia il segno meno dell’elettrone, tenta di indagare la condizione umana.
Si creano, quindi, degli intricati “tessuti sociali” all’interno delle opere e dello spazio fisico, visto come luogo di confine. Proprio questa situazione di frontiera favorisce la creazione di nuove identità e storie.
A cura di Black History Month Florence e Matteo Innocenti, la mostra sarà visitabile nel rispetto delle attuali misure di prevenzione del contagio fino al 5 marzo.
Per la visita si consiglia la prenotazione all’indirizzo mail: [email protected]