di Tommaso Ciuffoletti
Non lo vedrete più con la t-shirt “Liberale Gobetti” per le strade di Firenze. A fermare macchine in mezzo di strada facendo a volte il pugno chiuso, altre il saluto nazista, altre ancora inneggiando all’Arcigay. Non lo sentirete più a Controradio prendere in giro il Renzi. Non lo troverete più alla Rari Nantes a passeggiare in piscina per combattere le “vene vanitose”.
Non lo vedrete più con la t-shirt “Liberale Gobetti” per le strade di Firenze. A fermare macchine in mezzo di strada facendo a volte il pugno chiuso, altre il saluto nazista, altre ancora inneggiando all’Arcigay. Non lo sentirete più a Controradio prendere in giro il Renzi. Non lo troverete più alla Rari Nantes a passeggiare in piscina per combattere le “vene vanitose”.
Il cuore di Roberto Venturi ha smesso di battere poco prima di Natale.
Lo avevo conosciuto grazie a chi gli era profondamente amico, Giovanni De Gara, che lo ospitava spesso nel suo studio in San Niccolò. Insieme a loro si poteva cazzeggiare interi pomeriggi, andare a mangiare a un’osteria che non c’è più, i Cent’ori e ascoltare le storie a raffica di Roberto.
Roberto era pittore, regista (in tal caso col nome di Roberto Argento), liberale (fu anche candidato al Consiglio Comunale di Firenze), rivoluzionario, grande amante di Cuba, dove fu arrestato negli anni ’80 durante una gita aziendale. Era l’ultimo giorno di quella gita e Roberto aveva finito i soldi, così andò a cena al ristorante e quando gli presentarono il conto lui gli cantò gli immortali versi dei Righeira “no tengo dinero oh oh”. Ricordava i giorni che seguirono in quel carcere cubano come i più belli della sua vita. Lo portavano a fare il bagno tutti i giorni e gli fecero affrescare un’intera parete del carcere. Poi arrivò il suo adorato fratello a prenderlo e riportarlo in Italia. Mi piacerebbe un giorno andare a Cuba, trovarla come la trovò lui, andare a fare il bagno a Cayo Largo, uscire e sedermi sulla spiaggia ad aspettare il secondino che lo accompagna.