Il senso ultimo di Sogni e favole arriva a pagina 180, a più o meno venti pagine dalla fine. Il libro viene preso, viene letto, si capisce, si arriva a pagina 180 e si realizza che bisogna ripartire, riprendere il libro, rileggerlo, capirlo di nuovo, e così via.
E ci si rende conto, infine, che quell’ibrido fra il saggio letterario e la seduta spiritica annunciato proprio a pagina 180 alla fine Emanuele Trevi è riuscito a elaborarlo davvero.
In tutto il suo scorrere elegiaco, “Sogni e favole” è una dichiarazione d’amore per delle menti che sono passate nella vita dell’autore, sfiorato, ammaliato, catturato da queste personalità distanti tra loro nel tempo e che costituiscono il senso custodito nelle sue parole.
“Sogni e favole” non è un romanzo, non è nulla di definibile, in realtà, e allo stesso tempo è talmente concreto da riportare alla luce i nostri fantasmi e le nostre ammirazioni.
Ho voluto finire questo libro prima della partecipazione di Emanuele Trevi all’ultimo degli appuntamenti della rassegna “Scrittori raccontano scrittori” (il ciclo di incontri, organizzato dal Gabinetto Vieusseux, che invita dieci scrittori a scegliere un Autore tra Ottocento e Novecento da raccontare ai ragazzi non prima, però, di aver consultato i preziosi documenti conservati nell’Archivio Contemporaneo del Vieusseux alla ricerca di qualcosa di nuovo. Gli scrittori scelgono un autore compagno, maestro, di cui raccontare la storia, la figura intellettuale, il percorso, la vita, i libri partendo dalla consultazione delle carte conservate in sede. ndr) , a cui mi sono felicemente abbonato. Lo scrittore terrà infatti una lezione su Pier Paolo Pasolini Sabato 6 aprile alle ore 11 presso lo Spazio Alfieri, tutto a cura del Gabinetto Vieusseux.
E mi chiedo se riuscirà a riportare in vita anche quella personalità così contrastata, così contrastante, così contestata come lo è stato l’intellettuale Pasolini, mi chiedo se parlerà dei suoi di sogni, delle sue di favole, con la stessa atmosfera di mitizzazione e di compianto felice.