Vi siete mai chiesti perché si dice “sei fuori come un balcone”?
Devo dire che è una domanda che mi arrovella da anni (anche no), ma alla fine, dopo minuziose ricerche, mi sono imbattuta in questa storia tratta dall’infinito elenco delle Tuscan Urban Legends.
La storia parla di un tale, un certo signore che per motivi di privacy chiameremo Il Matto, che ai tempi abitava al civico 12 di Borgo Ognissanti. Il signorotto era uno di quei nobili spocchiosi che ai balli stava seduto a mangiare olive tutto il tempo, lieto soltanto di sputare i noccioli sulla servitù, nella speranza di farne scivolare qualcuno mentre passava di lì, con il vassoio in mano.
Quello pareva l’unico scopo de Il Matto: prendersi gioco degli altri, ma senza ironia, piuttosto con una certa dose di malignità, una cattiveria che si concentrava tutta in una risata convulsa e acida e che entrava nei timpani come il fischio di una sirena.
Va da sé che stava sul cazzo a tutti.
Il suo piglio tirannico, come spesso accade, era in realtà il riflesso di una profonda infelicità, un languore distruttivo che si scioglieva nel petto e, quando raggiungeva la liquidità massima, andava per forza vomitato addosso ad un altro uomo più debole ancora.
Tutti capivano che in lui, le intenzioni non corrispondevano alla realtà delle azioni, ma siccome il giudizio del benpensante si basa soltanto su ciò che l’uomo è in grado di dimostrare, nessuno voleva aiutalo a guarire dalle sue sciagure.
Non passò molto tempo prima che in una città piccola come Firenze, gli abitanti iniziassero a farsi un’idea cattiva sul suo conto. Il Matto pareva non interessarsene, o almeno non nel senso buono del termine, perché la malevolenza lo aveva inghiottito come un serpente fa con la sua preda e oramai, star antipatico a quante più persone poteva era talvolta ciò che più desiderava.
Questo suo atteggiamento aveva preso in seguito una forma infantile e disinteressata.
Il Matto girava per la città e ribaltava cesti di frutta senza alcun motivo, alzava le gonne delle signore, insultava i ragazzini ai cigli delle strade, entrava in chiesa bestemmiando il Signore e persino raccoglieva A MANI NUDE lo sterco lasciato indietro dalle carrozze per lanciarlo sulla folla: qualcuno doveva dargli una lezione.
La vendetta non attese molto. Sapendo che Il Matto doveva costruire un nuovo balcone, Alessandro de’ Medici, Signore di Firenze, vietò elementi architettonici troppo vistosi e ingombranti. Si, avete capito bene, era l’inizio delle folli regolamentazioni edilizie e degli abusi che ne corrispondono. Infatti, dopo infinite insistenze de Il Matto, Alessandro decise di dargli il nulla osta a condizione che costruisse il balcone a condizione che costruisse il balcone con capitelli, balaustre e mensole al contrario e smettesse d’importunare la gente.
Il Matto decise così di costringersi ad avere un comportamento retto ma, seppur i suoi atteggiamenti fossero definitivamente mutati, tutti ebbero la prova effettiva che stavano cercando: Il Matto era proprio fuori come un balcone.