Dopo l’esordio con l’album Due punti, la band toscana Oodal ha pubblicato il 17 ottobre, per la storica etichetta Santeria Records, Vivere le vite degli altri, composto di nove tracce nate dalla sinergia di quattro musicisti: Gaia Burgalassi alla voce, Edoardo Martini alla batteria elettronica e campionatori, Fabio Sarti al basso e synth e Antonio Bacchi alla chitarra elettrica. Il 25 ottobre presenteranno questa nuova uscita al GLUE – Alternative Concept Space in una serata che coinvolgerà anche un’altra band fiorentina, Lo-fi Le Fusa.
Vivere le vite degli altri, perché questo titolo per il vostro nuovo album?
Quando i brani hanno iniziato a prendere forma, ci siamo resi conto che uno dei fili conduttori del disco riguardava il viaggio verso una nuova versione di sé. Senza quasi rendercene conto, l’album è diventato un modo per elaborare una perdita e dare ordine a una nuova forma che stava nascendo.
Vivere le vite degli altri nasce dall’idea che esistono molte versioni di una sola vita e che quando si cambia forma si ha quasi la sensazione che la versione precedente non ci appartenga, come se fosse la vita di un’altra persona.
C’è poi un secondo significato; molti brani sono nati durante un ritiro in mezzo alla natura, in cui abbiamo passato alcuni giorni, solo noi quattro, suonando e scrivendo. Questo ha permesso che le nostre idee e vite si mischiassero, quasi come se non fossero più quattro cose separate e come se le stessimo vivendo tutte.
Come descrivereste la vostra musica?
Un pop elettronico che cerca di non seguire stereotipi e mode del momento. Una musica legata alla realtà e alla terra, ma attraversata da suoni e atmosfere sognanti. Una musica che ha molte anime; suonare in quattro ha vantaggi e svantaggi, non è sempre facile mettere d’accordo quattro teste diverse, ma quando tutto si allinea il risultato è qualcosa di nuovo e sorprendente per ognuno di noi.
Quali sono i vostri artisti di riferimento e se questi sono stati anche di ispirazione per l’album?
I nostri riferimenti musicali sono piuttosto eterogenei e forse è proprio questa diversità a dare colore al nostro suono. Nel periodo di scrittura del disco le principali fonti d’ispirazione per Gaia sono state Adrianne Lenker, Saya Gray, l’album Phoenix: Flames Are Dew Upon My Skin di Eartheater e l’ultimo lavoro dei Blonde Redhead, Sit Down for Dinner. In quello stesso periodo Antonio era molto preso dal riascolto di Low e Beach House e la cosa ha sicuramente influenzato la ricerca dei suoni di chitarra. Edoardo spazia molto nei suoi ascolti, passando dal pop più diretto a sonorità più sperimentali. Fabio tende ad ascoltare musica che a volte si discosta da ciò che suoniamo come band, ma proprio da questi contrasti nascono spesso gli spunti più interessanti e inattesi.
Com’è nata l’idea per la cover art?
La cover art è stata curata da Beatrice Mammi che realizza ogni grafica utilizzando un approccio bottom-up; dalla materia all’idea, dal corpo alla mente. Attraverso l’ascolto del disco percepisce la qualità dell’energia trasmessa e da lì intraprende il processo di sperimentazione manuale. In questo caso ha scelto di lasciar parlare la terra, infatti l’intero progetto nasce dal contatto con l’argilla e la sua successiva rielaborazione, prima manuale poi digitale. Alcuni elementi come i volti, le scritte e una parte della copertina sono realizzati attraverso una tecnica di incisione e stampa manuale. Il risultato finale ci parla di Oriente, materia viva e tempo, temi per noi affini alla musica e alle tematiche dell’album.
Un vostro sogno musicale che vorreste esaudire nei prossimi anni? Quali sono i vostri progetti futuri?
Forse la cosa più semplice che può venire in mente, ma anche la più autentica; suonare, suonare ancora e di più, in posti nuovi e per persone nuove. Probabilmente il desiderio coincide con i nostri piani futuri, ma per ora vogliamo soprattutto goderci le emozioni che questo disco ci regala quando lo portiamo dal vivo. Vogliamo goderci le sensazioni senza bruciarle.
Oodal live
GLUE – Alternative Concept Space
25 ottobre
ingresso libero con tessera Glue
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foto di copertina di Beatrice Mammi