Continua la fortunata collaborazione di Lungarno con Fabbrica Europa che il 26 settembre porterà al Museo Marino Marini il live di Maria Chiara Argirò, a Firenze per presentare l’ultim oalbum Closer con i suoi musicisti e gli innesti performativi della danzatrice Klaudia Wittmann. Abbiamo fatto due chiacchiere con Maria Chiara.
L’ultimo album Closer prende un po’ le distanze da quello che avevi fatto in precedenza.Cosa ti ha spinto verso questa trasformazione e quale è stato il processo?
«Credo molto nella ricerca, ma anche nell’intuizione: seguire l’istinto è fondamentale per me, nella musica e nella scelta dei suoni. Non mi piace ripetermi, perché sono in continua evoluzione. Ogni processo creativo ha tuttavia qualcosa di simile, perché nasce da me, ma è anche sempre diverso. Closer è nato da un’urgenza più diretta, più vulnerabile. È stato un processo molto bello, avvincente, e anche piuttosto rapido rispetto ai tempi usuali di composizione di un album. Ho cercato di lasciare spazio all’essenziale, di essere più sincera e meno filtrata».
Il tuo evento arriva in scia alle fortunate collaborazioni tra Lungarno e Fabbrica Europa, con le serate sold out di Daniela Pes e Marta Del Grandi. Ti senti in connessione con la loro attitudine alla contaminazione?
«Sì, assolutamente. Sono artiste che stimo moltissimo per la profondità della loro ricerca e percome portano avanti il proprio lavoro. La contaminazione non è solo una cifra stilistica, ma unvero modo di vivere la musica come spazio aperto. Anch’io mi muovo in quell’interzona tra jazz, elettronica, ambient e canzone, senza sentirmi costretta a rientrare in un genere. Quando incontro altre artiste che fanno lo stesso, sento subito una connessione forte e naturale».
Come vedi da fuori la scena musicale italiana, in confronto a quella inglese che vivi ormai da tempo?
«Vedo molte realtà coraggiose in Italia, che stanno spingendo verso una musica più libera, sperimentale, personale. Quello che forse manca ancora è una rete più solida e ramificata di spazi, contesti e visibilità per supportare davvero questo tipo di ricerca. In Inghilterra, soprattutto a Londra, c’è una maggiore abitudine a ricevere l’ibrido, l’inedito. Credo dipenda anche da una lunga esposizione alla contaminazione culturale, che ha reso il pubblico più aperto e curioso.Ma anche in Italia stanno nascendo cose bellissime, e le sto seguendo con entusiasmo».
Come è nata la collaborazione con Klaudia Wittmann e in che modo interagirete aFirenze?
«Con Klaudia ci siamo incontrate durante la creazione del video di Closer diretto da Raoul Paulet, in cui lei è la protagonista. C’è stata subito una forte sintonia: il suo modo di muoversi, di dare forma allo spazio, ha qualcosa di profondamente musicale. Per il live a Firenze stiamo preparando una performance immersiva, in cui le sue improvvisazioni e coreografie non saranno una semplice cornice, ma parte viva del racconto. Sarà un dialogo tra movimento e suono, una ricerca di intimità che passa attraverso il corpo, lo spazio, la luce».
In copertina: Maria Chiara Argirò, foto di Dimitris Lambridis