di Mehdi Ben Temime
Gene Hackman non era destinato a Hollywood. Nato nel 1930 a San Bernardino, California, crebbe tra difficoltà economiche e un rapporto difficile con il padre, che abbandonò la famiglia quando Gene aveva solo 13 anni. Dopo un breve servizio nei Marines, si trasferì a New York per studiare recitazione, ma fu giudicato “senza talento” alla Pasadena Playhouse, la stessa scuola che scartò anche il suo amico Dustin Hoffman. Sin dai primi passi nella recitazione, si ispirò a James Cagney, con la sua energia brutale e la capacità di dominare la scena con una presenza magnetica. Nè lui, nè Dustin, nè il terzo coinquilino Robert Duvall sapevano ancora che un nuovo cambiamento stava per aprire loro le porte.
La New Hollywood e l’ascesa di un outsider
Durante gli anni ‘60 l’avvento della New Hollywood portò a un cinema più sporco, reale e senza eroi tradizionali. Niente più volti perfetti, esclusivamente anglosassoni e in giacca e cravatta; benvenuti facce storte, corpi esili o panciuti, e anime dannate. Hackman era perfetto per questa nuova ondata. Dopo alcuni ruoli secondari, ottenne la sua prima nomination all’Oscar con Gangster Story (1967), dove recitava accanto a Warren Beatty e Faye Dunaway. Ma fu con Il braccio violento della legge (1971) che la sua carriera decollò: l’interpretazione del cinico e brutale Popeye Doyle gli valse l’Oscar come Miglior Attore. Poco dopo, consolidò il suo status con La conversazione (1974) di Francis Ford Coppola, thriller paranoico in cui diede una delle sue performance più intense e introspettive.
Un volto della realtà americana
Hackman non era il classico divo, ma un attore capace di incarnare la complessità dell’America. Da Lo spaventapasseri (1973) a Mississippi Burning (1988), i suoi personaggi erano uomini duri, segnati dalla vita, spesso in bilico tra eroismo e ambiguità morale. In Superman (1978), dimostrò anche un lato ironico interpretando un Lex Luthor indimenticabile. E, in un’inaspettata parentesi comica, apparve in un gustoso cameo in Frankenstein Junior (1974) nei panni di un cieco ospitale che, senza volerlo, tortura il mostro di Peter Boyle.
Il declino e la resurrezione
Gli anni ’80 non furono generosi con Hackman. Pur lavorando con continuità, i suoi film raramente lasciarono il segno. Ma nel 1992 arrivò la svolta: Clint Eastwood lo chiamò per interpretare lo spietato sceriffo Little Bill Daggett in Gli spietati. Fu un ritorno alla grandezza, con un’interpretazione crepuscolare che gli valse il secondo Oscar. Quel ruolo cementò la sua eredità come uno degli attori più versatili e intensi della sua generazione.
Un carattere spigoloso e un addio silenzioso
Hackman era un uomo diretto, poco incline alle smancerie di Hollywood. Rifiutò numerosi ruoli per film che poi divennero dei cult, da Incontri ravvicinati del terzo tipo a Il Silenzio degli Innocenti. Sul set di I Tenenbaum (2001), il giovane regista Wes Anderson si trovò a gestire la sua personalità forte, ma l’ammirazione reciproca portò a un’interpretazione memorabile. Dopo Due candidati per una poltrona (2004), decise di ritirarsi senza clamore. Quando un giornalista gli chiese se avrebbe fatto altri film, rispose semplicemente: «Non ho nessuna intenzione di interpretare ruoli da grande nonno.»
Un’eredità immortale
Gene Hackman ha incarnato un’epoca e un modo di fare cinema che oggi sembra svanito. Non aveva bisogno di fronzoli, non cercava il glamour: raccontava l’America con il volto scavato e gli occhi di chi sapeva che il mondo non è fatto di eroi, ma di uomini che cercano di restare in piedi. E lui, fino all’ultimo, ci è riuscito.
Per chi vuole rendere omaggio al grande attore, scomparso lo scorso 26 febbraio, il Cinema Giunti Odeon di Firenze organizza una proiezione speciale del film La conversazione (versione restaurata in 4K con sottotitoli in italiano).
📅 Date: lunedì 10 e lunedì 17 marzo 2025
🕘 Orario: 21:00
📍 Luogo: Cinema Giunti Odeon, Via degli Anselmi, Firenze
🎟 Ingresso: a pagamento (consulta il sito per prezzi e disponibilità)
🔗 Info & biglietti: www.giuntiodeon.com
in copertina:
“Actors on the set of The Poseidon Adventure celebrating their Oscar wins” di 20th Century Fox, disponibile su Wikimedia Commons (Public Domain).