Dialogo con Andrea Magagnato, Art Director di Fondazione Sistema Toscana, sulla sua passione per la Movie Poster Art e il rapporto con i nuovi media.

Grazie ai social network visivi come Instagram, Pinterest e TikTok si è andata creando, negli ultimi anni, una bolla creativa nella quale il cinema e le sue suggestioni vengono rielaborate, in modo del tutto indipendente, e fatte diventare piccole opere d’arte individuale. Andrea Magagnato, Art Director di Fondazione Sistema Toscana, da un anno ha scelto di dedicare parte del suo tempo alla sua passione per il Cinema e la Movie Poster Art.

«Sono nato in provincia di Venezia e ho studiato comunicazione audiovisiva e multimediale a Ferrara. Dal 2005 sono a Firenze dove ho iniziato facendo uno stage alla Mediateca. Come tutti i ragazzi cresciuti negli anni 90 appassionati di cinema ero un patito di Fuori Orario. Poi ho cominciato a frequentare i festival soprattutto quelli di Venezia e di Udine. È lì che ho iniziato a conoscere un cinema che non si vedeva in TV. Scrivevo recensioni su testate online e su un mio blog. All’Università ho iniziato a esplorare anche la grafica e tutto quello che riguardava i media on line, che poi mi sono tornate utili da un punto di vista professionale».

Il bisogno di riprendere del tempo per sé porta a ridefinire un nuovo campo di interesse nato da queste passioni: «Per molti anni, non ho avuto modo di dedicarmi a molto altro al di fuori del lavoro. Dallo scorso anno, con i 40 anni, ho avuto l’esigenza di una decompressione perché replicando gli stessi processi creativi giorno dopo giorno si rischia il burnout. Ho iniziato ad usare i congedi parentali che mi spettavano dopo la nascita di mia figlia, così ho potuto stare più vicino a lei e, allo stesso tempo, mettere ordine in ciò che mi piaceva fare. Ho scoperto questa dimensione della Movie Poster Art: si tratta di prendere spunto da film e serie TV, ma anche da libri, e ricostruirne un’immagine che sia personale. Mi sono messo a studiare il lavoro di altri artisti e a definire un mio stile. Adesso sto lavorando per integrare questa passione alla mia vita professionale».

Osservando lo stile di Andrea si apprezza una scomposizione dell’immagine e delle parole, integrata a giochi geometrici: «All’inizio mi buttavo sul collage puro, con immagini in bianco e nero e innesti di scrittura a mano, poi ho cominciato a sperimentare il collage digitale. Si scontornano le immagini con Photoshop e si innestano elementi vettoriali con Illustrator. Se trovo in un film un’immagine che mi colpisce la cerco nei frame e la riutilizzo attraverso una rielaborazione grafica, come ho fatto con Past Lives che è uno dei miei lavori che preferisco. Per Doogthoot, invece, ho voluto rappresentare il contrasto tra celebrale e viscerale che si trova nella pellicola di Lanthimos».

La creazione di locandine ufficiali ha subito non poco l’evoluzione dei tempi: «Oggi bisogna attenersi a degli standard di mercato molto rigidi, mentre negli anni Settanta e Ottanta c’era più libertà. Di ispirazione per me e per altri creativi è stato Saul Bass e lo splendido lavoro che ha fatto per Hitchcock. Lui utilizzava immagini vettoriali e ne ha fatto il suo marchio di fabbrica. Il suo stile ha lasciato una importante eredità».

 

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