La Toscana, si sa, è terra di poeti. Ma accanto ai più famosi Dante o Petrarca, la nostra storia regionale è ricca di verseggiatori popolari. La tecnica di composizione prediletta di questi virtuosi del folclore è l’ottava rima che consiste nella creazione estemporanea di strofe costituite da otto endecasillabi, di cui sei in rima alternata e due, gli ultimi, in rima baciata:
A te lettore assiduo o casuale // cerchiamo qui l’ottava di spiegare // ricorda d’esser sempre originale // ed il tuo estro non sacrificare.
Non trascurare l’arte principale: // unir la rima con il ragionare; // il giusto ritmo e un po’ di allenamento // potrebbero mostrare il tuo talento.
Ad aiutare il rispetto della regola metrica è ancora una volta la musica: l’ottava, infatti, viene cantata a cappella su melodie che di volta in volta possono variare a seconda del luogo e dell’ispirazione personale. Se oggi è sempre più raro incontrare poeti di ottava, in passato era frequente imbattersi in racconti di storie, fatti di cronaca o scene di vita quotidiana composti con questa tecnica. In particolare, molto apprezzate erano le “gare a contrasto” in cui due sfidanti, dopo aver scelto argomenti opposti (vita/morte, padrone/contadino e così via), avviavano un botta e risposta cantato che poteva durare anche più giorni.
Oltre a dover rientrare nel tema e nella metrica, i contendenti dovevano cercare di chiudere la propria stanza con parole complesse, difficili da far rimare: per incatenare l’ottava, infatti, era necessario rispondere alla stoccata poetica partendo proprio dall’ultima rima dello sfidante. Quindi, più i termini conclusivi risultavano astrusi, maggiore era la speranza di porre fine alla tenzone e uscirne vincitori. Molti nomi di questi cantori si sono persi nella nebbia del tempo, ma tra quelli rimasti c’è la figura di una donna, ricordata tutt’oggi come una delle più virtuose improvvisatrici di ottava rima… (continua nel prossimo ZigoZago).