Adesso è conosciuto come “il quartiere più cool del mondo”. C’è chi dice che la globalizzazione abbia stravolto anche le sue strade, che tutto sia cambiato, che niente potrà più essere come prima. Nel bene e nel male (aggiungerebbe qualcun’altro).

Eppure, non è necessario andare troppo indietro nel tempo per ritrovare le storie e gli aneddoti che hanno reso San Frediano lo specchio dello spirito fiorentino più autentico. Un quartiere popolare, certo, ma non per questo abitato solo da imbroglioni o gente di malaffare. Pensarlo come un covo di delinquentucci sfrontati vuol dire inciampare in luogo comune. Diciamo piuttosto che accanto ad artigiani e bottegai c’erano anche tante persone che campavano alla giornata, come potevano, cogliendo le occasioni che la vita metteva loro davanti o semplicemente liberando la fantasia per racimolare qualche soldo in più.

È proprio questo il caso della venditrice di pidocchi, rimasta alla storia per il buffo mestiere che una credenza popolare le ha permesso di esercitare. Al tempo, infatti, si pensava che per guarire dall’ittero fosse necessario ingerire un’ostia con dentro dei pidocchi vivi. Un rimedio non proprio gourmet, ma a quanto pare, in un modo o nell’ altro, risolutivo. Si dice che addirittura i dottori andassero a procurarsi i pruriginosi animaletti dalla seggiolaia di Via dei Camaldoli, che non solo li vendeva… ma li allevava sulla sua testa!

Leggendaria è rimasta la risposta che la Mora, ortolana e mediatrice dell’acquisto, dette ad un carabiniere un po’ titubante davanti al pacchettino di pidocchi comprato per portare a guarigione la moglie malata: “Non si preoccupi, son boni, vengon da un capo pulito!”. D’altra parte, Pratolini lo aveva detto chiaro e tondo. “Questa gente di San Frediano (…) è la sola a conservare autentico lo spirito di un popolo che perfino dalla propria sguaiataggine seppe ricavare della leggiadria; e dal suo ingegno, in verità, una perpetua improntitudine”.