di Tommaso Ciuffoletti

Qualche tempo fa è capitato che un signore che fa il professore, ha detto di una signora che fa la politica che lei è “una pesciaiola“. Nel dirlo ha marcato molto la p iniziale, sì da trasmettere un vago senso di sdegno nei confronti della signora e, evidentemente, del mestiere di pesciaiolo.

Di fronte alle timide notazioni di coloro che stavano interloquendo col signor professore, il nostro ha provato ad addrizzare goffamente il tiro dicendo “io i pesciaioli li conosco andavo a prendere il pesce dal Conte Razza“. Ed ecco che la vicenda, fin qui degna di nient’altro che d’un pietoso oblio, ci permette di trattar del Conte Razza, che di sicuro fu personaggio notevole. Il suo vero nome era Renzo Propidi e fu pescivendolo di un mercato di San Lorenzo di tanti anni fa. 

Più donnaiolo che pesciaiolo. Un mito che conobbi quando era già vecchio e in malo arnese, ma capace di conservare il fascino di uno di cui si diceva avesse sedotto la Pampanini. 

Seduttore come tutti i grandi venditori. Uomo da mercato e da rione. Di lui mi raccontarono che in gioventù fu partigiano e che quando la Fiorentina vinse lo scudetto nel 1969, per tener fede a una scommessa, regalò di tasca sua 400kg di pesce, che distribuì con l’aiuto di Picchio De Sisti. Ché si può esser pesciaioli o professori, ma signori si nasce. E il Conte Razza lo nacque. In cuor mio ho solo un piccolo sogno: quello del giovane Gozzini, che già degnamente ciuffato e azzimato, andava a prendere il pesce dal Conte Razza. E questi che gli rifilava le più sacrosante delle inculate.

Amen.