San Miniato (Pisa) 2021. Per me che lo conosco praticamente dalla nascita, non suona certo strano scrivere di un macellaio che proprio quest’anno ha fatto uscire un libro-catalogo contenente circa 130 riproduzioni originali di locandine e manifesti di film, rielaborato con uno stile grafico ed editoriale degno del miglior testo di Enrico Ghezzi.
Qualche tempo fa ho però tentato di scrivere una breve recensione per l’edizione online e in effetti la cosa ha fatto (positivamente) impressione. Il titolo è “L’imbroglio di carta” e sarebbe davvero riduttivo chiamarlo catalogo. Lo studio a monte del volume include con una incredibile sensibilità il lavoro di professori, grafici, fotografi ed esperti, supervisionati da lui, Andrea.
“Questo progetto nasce nel 2009 ed è rimasto per parecchio tempo in stand by, preso e ripreso più volte” mi dice. Lo fa durante una merenda galeotta nel suo “retrobottega”: il punto ristoro fino a prima del lockdown aperto al pubblico e locale di culto, oltre che eccellente dal punto di vista di prodotti serviti. Ma è anche un bel punto di vista e basta, dato che l’affaccio del terrazzo è proprio sulla tipica e verde campagna toscana dell’entroterra samminiatese, terra di tartufo, ormai già sapete.
Forse, mi confida, è però proprio questo stimolo, il promuovere un qualcosa di unico, come un libro che raccoglie una delle sue principali passioni, a tenere la rotta di giornate che altrimenti scorrerebbero una uguale all’altra, all’insegna di conti da far tornare sempre più rocambolescamente e l’angoscia costante di non sapere come andrà a finire.
Ma torniamo a noi, dicevo che non mi suona strano perché in quella macelleria di cose – per chi la conosce già – ne abbiamo viste: diversi concerti di swing e jazz per esempio, con le band proprio dietro ai banconi della carne, una di questi eventi addirittura in trasferta e per l’esattezza a Panzano in Chianti, in compagnia di un altro macellaio-star, il Cecchini. A memoria c’è altro: ho assaggiato un gelato alla salsiccia e ho partecipato all’iniziativa “Vegetariano in macelleria”.
Tutte cose per cui potete tranquillamente pensare che questo articolo non sia una spudorata marchetta. E se il libro si può richiedere anche dal sito della macelleria, è raccomandabile tirare la cinghia finché si può tirare e farsi appena possibile una gita fuori porta, magari cercare lui, Andrea, e – dopo qualche burbero scambio di considerazioni dell’ultim’ora – cercare di abbracciarne le passioni, come il cinema, senza trascurare i consigli su un buon bicchiere di vino e la buona tavola. Io consiglio invece di seguirlo su instagram, al profilo “Guido Falaschi” (che poi sarebbe il suo bisnonno, fondatore nel 1927 della macelleria che ne porta ancora il cognome).