Questo nuovo anno inizia con un’altra dolorosa perdita per il mondo dell’arte. Il 9 gennaio è venuta a mancare la critica e storica dell’arte fiorentina Lara-Vinca Masini, facendo in tempo fortunatamente a veder pubblicato il volume dei suoi Scritti scelti 1961-2019: Arte, architettura, design arti, applicate (Gli Ori 2020, a cura di Alessandra Acocella e Angelika Stepken) che riassume i suoi più importanti contributi critici.
Studiosa dai molteplici interessi, autrice di originali saggi e curatrice di mostre importanti, ci piace ricordarla qui soprattutto come l’organizzatrice di quella manifestazione intitolata Umanesimo Disumanesimo nell’arte europea 1890/1980 che nel 1980 chiamò a Firenze un gruppo di artisti internazionali col compito di realizzare dieci interventi d’arte contemporanea.
Questa mostra, sfaccettata e organizzata in più percorsi, sostanzialmente intendeva indagare l’arte moderna e contemporanea ponendo alla base del racconto un concetto di umanesimo inteso come categoria atemporale, come linea interrotta che in alcuni momenti si nasconde ma che poi riemerge, interpretato nella sua componente inquieta, della quale possiamo leggere echi diversi nella storia dell’arte.
Un’operazione complessa da riassumere ma che sarà certamente possibile approfondire una volta terminato il riordino dell’importante archivio di materiali raccolti dalla studiosa e donato al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. La strategia di inserire gli interventi nei cortili dei palazzi storici fiorentini proponeva di rivitalizzare il concetto stesso di umanesimo, nella volontà – affermava lei stessa – “di tentare, ancora una volta, di romperla con l’immagine stereotipa e bloccata di questa città, che nelle istituzioni, e malgrado i moltissimi e ripetuti esempi passati, recenti e attuali, di rottura e rinnovamento […] si è come incancrenita nella degenerazione antialchemica dell’oro della sua storia nel piombo di un borioso e anticreativo adagiarsi nel ricordo del passato”.