di Carlo Benedetti

Una volta scavalcata la spalletta di Ponte alle Grazie pensò che qualcuno sarebbe arrivato di corsa. Le pietre nocciola puntavano Ponte Vecchio come una prua. Rimase in piedi a occhi chiusi mentre il sole disegnava i soliti fosfeni sotto le palpebre. Che ore sono?

La strada alle sue spalle era deserta. Si sentivano le campane del Duomo e una melodia che non aveva mai ascoltato con la stessa attenzione. Immaginò le onde sonore, molecole d’aria spinte le une sulle altre, che viaggiavano sulle vie svuotate, rimbalzando contro le facciate dei palazzi, per arrivare fino al suo timpano, al martello, all’incudine e alla staffa, trasformate in segnali elettrici. E tutto per cosa? 

Afferrò la ringhiera dietro di sé e percepì quanto fosse porosa, instabile. Non esisteva nessuna ringhiera, ma solo una precaria conformazione di atomi che avevamo deciso di chiamare ringhiera. Se sapessimo aspettare abbastanza a lungo diventerebbe qualcos’altro. Tutto esiste come un temporale che accade e smette di accadere. Come un bacio dato e dimenticato. Dove finiscono i baci? 

Inspirò e si tuffo con un carpiato elegante. La corrente lo tirò giù in un nero freddo, schiumoso. Si ripeteva che, se fosse rimasto immobile, non gli sarebbe potuto succedere niente. Se fosse stato davvero solo, terribilmente solo, sarebbe sparito. Che sono gli altri a farci esistere. L’acqua lo fece riemergere una decina di metri più avanti e spiaggiò di schiena sui ciottoli duri. Non si vedeva nessuno, ma era ancora qui.

Carlo Rovelli, Helgoland, Adelphi 2020 – 15,00€