“Io di musica classica non capisco niente”, direbbero molti di noi, al solo pensiero del programma di un’orchestra. Se stiamo parlando dell’Orchestra della Toscana, però, il discorso cambia davanti ai nostri occhi. Innanzitutto va confutato l’aggettivo classica: la musica è una sola.
Con le stesse dodici note si può suonare Mozart come Brunori Sas. Partendo da queste premesse, alla domanda: “cosa vuol dire essere orchestra nel 2020?”, l’ORT risponde non solo andando incontro alle esigenze del pubblico di appassionati, ma anche lavorando per essere duttile e creativa.
Come? Portando la musica fuori dai teatri, in tutti i luoghi della città, facendo leva sulla sua vocazione spettacolare. Infine, progettando un completo restyling dei programmi di sala, per dare all’ascoltatore strumenti semplici per aumentare la propria consapevolezza. L’obiettivo è raggiungere un pubblico potenziale che si autoesclude solo perché si ritiene inadeguato: invece spesso “non c’è niente da capire”, c’è solo da ascoltare ed emozionarsi.
In questa direzione va interpretata la scelta dei tre nuovi direttori, tre donne, tutte giovani: Eva Ollikainen nuovo direttore principale, Beatrice Venezi e Nil Venditti entrambe direttore ospite. Non è tutto: i prossimi due anni vedranno anche la collaborazione di Lorenza Borrani come artista in residence.
L’idea del direttore artistico Giorgio Battistelli ha un respiro internazionale: creare un ambiente interessante dove un artista, in autonomia e serenità, possa sviluppare progetti che riguardino l’orchestra. In questa prima edizione del progetto è venuto naturale pensare a una musicista, fiorentina ma cittadina del mondo. Il futuro però prevede un’apertura alle altre arti: letterati, poeti, designer che abbiano voglia di sedersi a un tavolo e pensare un progetto che nasca dal proprio estro a beneficio dell’orchestra e del suo pubblico.
Parafrasando Mahler, che parlava della sinfonia, possiamo concludere: “un’orchestra deve essere come il mondo. Deve contenere tutto”.