È giovane, è donna e dallo scorso luglio è la Direttrice de La Nazione: Agnese Pini, 34 anni, una lunga storia di redazioni e di passione per la professione che comincia appena ventunenne per La Nazione di Carrara.
Dopo l’esperienza per Il Giorno fa ritorno a La Nazione di Siena nel 2016, per poi trasferirsi un anno più tardi nella redazione fiorentina, che la vede prima vicecapocronista, poi vicedirettrice ed infine a capo del quotidiano.
Ma il bel traguardo la mette di fronte anche a un’altra realtà: in quei pochi istanti non è diventata solo la prima direttrice del suo giornale ma l’unica donna ad esserlo, almeno tra i principali 10 quotidiani a diffusione nazionale. A soli 34 anni, quando l’età media si aggira intorno ai 60, è un risultato non da tutti. Il nuovo volto femminile della testata appare comunque limpido e senza fronzoli, così come la sua voce che, grintosa, risponde alla domanda più gettonata ma anche quella che appassiona di più: cosa significa davvero essere una donna e ricoprire questo ruolo?
“Essere una direttrice oggi è indubbiamente un simbolo – afferma Pini – il cui rischio è che i suoi riferimenti restino vuoti. È importante quindi riempirli di contenuti e dare interpretazioni con coscienza e integrità intellettuale, senza dimenticare di essere una donna e di essere giovane; ribadirlo lo trovo giusto, essere una minoranza ai vertici è un dato di fatto. Questo è anche il motivo per cui ho scelto di farmi chiamare direttrice. Ci ho pensato molto ma trovo legittimo ammettere di esistere, senza farlo diventare una bandiera priva di significato”.
Oltre ai suoi articoli è possibile incontrarla anche sulle sue pagine personali dei principali social network, dove rivela anche parte di se stessa.
“I giornali sono persone e nell’epoca di Facebook, il libro delle facce, le persone sono le protagoniste e i giornali non devono scordare la loro primaria importanza: quella di svolgere un servizio preciso per lettori e cittadini. È vero però che anche tutti coloro che stanno dietro a questo servizio sono persone altrettanto importanti, in cui il pubblico deve potersi riconoscere. I giornali non sono più soltanto una testata ma anche i giornalisti che la abitano e che contribuiscono a renderla viva, credibile e autorevole. Il mio impegno sui social va in una direzione di cambiamento collettivo che riguarda tutti, perché oggi non si può più prescindere dalla dimensione pubblica, anche se l’impegno principale resta fare il proprio dovere di cronisti”.
Un punto questo che interessa da vicino la professione giornalistica di oggi, in cui cambiamento e nuove tecnologie modificano sempre più velocemente il modo di informare e comunicare.
“I giornalisti oggi non devono dimenticare che a fronte della crisi della carta stampata i loro lettori non sono mai stati così tanti. Oggi si può leggere su piattaforme differenti attraverso Google e, nonostante i giornalisti non vengano pagati per tutte queste letture virtuali – e questo è un grandissimo problema – non devono dimenticarsi che i loro pezzi non sono mai stati così potenzialmente virali e importanti sia per il cambiamento che per l’informazione. Il giornalismo è informare bene, far cambiare opinioni, accrescere la conoscenza senza limitarsi ad offrire notizie fredde ma, separando fatti da opinioni, chiavi di lettura altrettanto importanti”.
Ma per quanto la riguarda il cambiamento, le appartiene anche in ragione di quello che rappresenta come simbolo e come riferimento del suo giornale. Dopo una lunga lista di soli uomini, la storia dei vertici per questa volta non si ripete e comincia a Firenze, con un’agenda di notizie e di cronaca che hanno un nuovo punto di vista. Essere donna e ricoprire certi ruoli non è solo un traguardo ma anche una piccola vittoria, un passo in avanti che si incammina speranzoso verso l’abbattimento di barriere, disuguaglianze, divari e difficoltà.