Musica diffusa ad alto volume, immagini in continuo movimento e realtà virtuali in alta definizione sono le caratteristiche delle experiences oggi tanto di moda sugli artisti illustri del passato. A Firenze hanno luogo nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte, una chiesetta molto antica e arricchita nel corso dei secoli di opere importanti come la splendida scalinata con balaustra del Buontalenti e un altare marmoreo del Giambologna. Dal 2015 la chiesa è divenuta “Cattedrale dell’immagine” poiché ospita le mostre prodotte da Crossmedia Group, la società che ne detiene la gestione e che la utilizza come auditorium per i suoi spettacoli multimediali. Sono mostre digitali e multisensoriali, dove non è presente alcuna opera reale dell’artista protagonista ma di cui sono proiettate immagini digitalizzate in HD su grandi maxischermi. 

Il surrealismo immersivo di Inside Magritte

Dopo quella su Leonardo, quella dedicata a Monet e prima ancora a Van Gogh, è ora il turno dell’arte surrealista con la mostra Inside Magritte, visitabile fino al primo marzo 2020. Un’esperienza fortemente coinvolgente ed immersiva che punta sull’effetto emozionale e che ha il pregio, probabilmente, di avvicinare un pubblico di norma non frequentatore di mostre d’arte. 

Cattedrale dell'immagine

credits: Crossmedia Group

Vantaggi e rischi delle nuove tecnologie

Per la maggior parte delle persone la contemplazione di un’opera artistica ha connotati diametralmente opposti: religioso silenzio, una stanza preferibilmente vuota, molto tempo a disposizione. La tecnologia ha indubbiamente un grande potenziale nell’agevolare fruizione e comprensione nel campo dell’arte, ma quando finisce per sostituirla in toto forse corriamo un rischio. 

Si potrebbe pensare, infatti, che l’experience almeno faccia scoprire a qualcuno l’opera di Magritte, il che può anche essere vero, ma quando poi scoprirà che quella vera è ferma e silenziosa, talvolta molto piccola e che richiede uno sforzo intellettivo da parte dell’osservatore, a quel punto siamo sicuri che quella timida opera sappia ancora raccontargli qualcosa?