Di Giulia De Giorgio
C’era una volta Firenze… Firenze del Rinascimento, Firenze dei turisti, Firenze vestita di viola, Firenze del caldo afoso e poi del freddo insopportabile, Firenze cruda e cotta in ogni salsa.
Ma dicembre è un mese speciale, è il mese del Santo Natale che di santo ormai ha ben poco. Ed è proprio a dicembre che la città cambia, si trasforma, si veste di colori nuovi e si impregna di fragranze autunnali: dal profumo di castagne che inebria via dei Calzaiuoli a quello di di cannella che abbraccia piazza Santa Croce decorata dai famosi mercatini di Natale, messi lì a fare da sfondo agli spiriti natalizi dei passanti.
Ed è subito vin brulè, o per meglio dire il vino cotto denoialtri buttati sulle gradinate della Chiesa.
E tutto diventa meraviglia, l’atmosfera assume le sembianze di quei film che rivediamo ogni anno, sempre gli stessi, come fosse la prima volta, la città si decora di poesia e si imbelletta con cura e dedizione.
Ogni angolo parla di sé, ogni lucina si intreccia con l’altra e determina, in base ai girigogoli, la sua supremazia, tracciando un percorso ben delineato che parte da via de’ Tornabuoni, che l’è tutta un prezioso luccichìo, continuando per tutte le strade e le piazze all’interno delle mura, fino ad arrivare alle due estreme periferie di Firenze Sud e Firenze Nord dove, piano piano e gradualmente, le lucine funzionanti iniziano a sfumare, la varianza di colori diminuisce, i girigogoli scompaiono ed infine tutto si spegne completamente all’imbocco dell’autostrada.
Ma che ce ne frega a noi delle lucine decorative classiste e raccomandate. Natale è un sentimento, risiede nell’anima, nel contrasto tra le parole calde a contatto con l’aria fredda che generano il fumo e Firenze è un regalo che appartiene a tutti e che non ha bisogno di essere confezionato.
Quindi non datemi retta, lontani da ogni inutile polemica, godiamoci questo mese pieno di Michael Bublé e brillantini d’oro e d’argento perché tanto, comunque vada, le lucine del vicino saranno sempre più verdi.