Nel 2020 ricorre un anniversario importante per la città di Firenze. Esattamente seicento anni fa venne dato inizio alla costruzione di quello che è oggi il suo simbolo identitaria e riconosciuto nel mondo:  la cupola del Duomo. I lavori per la sua realizzazione iniziarono il 7 agosto 1420 seguendo puntualmente l’audace progetto di Filippo Brunelleschi e il risultato è l’immensa cupola ottagonale, che ancora oggi non smette di sorprendere per la sua qualità costruttiva, l’immensa grandezza e l’ingegno tecnico del suo autore. L’impresa presentava infatti una serie di notevoli difficoltà: le misurazioni difficili a causa delle dimensioni enormi del tamburo, l’esigenza di realizzare palchi per gli operai (che all’interno dovevano essere sospesi a circa 60 metri d’altezza) e la necessità di realizzare macchinari idonei a una tale fabbricazione.

Si trattò della costruzione di una struttura che non aveva pari in Italia, che si prefiggeva l’intento di superare il diametro del Pantheon e che rimane ancora oggi la più grande cupola in muratura mai costruita. È considerata il punto di inizio del rinnovamento estetico e culturale che prende il nome di Rinascimento nella città di Firenze ed è celebrata come capolavoro di organizzazione, come simbolo della potenza delle Corporazioni Fiorentine (ne era promotrice l’Arte della Lana) e del coraggio del suo costruttore. Brunelleschi dovette scontrarsi infatti con violente critiche e un’aspra concorrenza, proprio perché – come riporta Vasari – “eraci opinione di molti ingegnosi che ella [la cupola] non fussi per reggere, e pareva loro un gran ventura che egli [Brunelleschi] l’avessi condotta in fin quivi, e che egli era un tentare Dio a caricarla sì forte”.

Vale la pena ricordare inoltre che furono presi molti provvedimenti per la sicurezza dei lavoratori ed evitare gli incidenti. Ad esempio, in seguito alla morte di uno scalpellino di nome Donato di Valentino, sospetto di ubriachezza, fu decretato che alla mensa degli operai fosse permesso bere solamente vino annacquato almeno in terza parte.

Per celebrare questa ricorrenza è stata costituita una commissione apposita da parte del Consiglio dell’Opera del Duomo (composta da Sergio Givone, Domenico Mugnaini, Antonio Natali e Vincenzo Vaccaro) con l’intento di programmare una serie di iniziative ed eventi che verrà comunicata nelle prossime settimane. Una splendida opportunità per celebrare questo capolavoro e il suo geniale artefice, “di ingegno tanto elevato – dice ancora Vasari –  che ben si può dire che e’ ci fu donato dal cielo per dar nuova forma alla architettura, già per centinaia d’anni smarrita” – e che per questo –  “volse il cielo, sendo stata la terra tanti anni senza uno animo egregio et uno spirito divino, che Filippo lasciassi al mondo di sé la maggiore e la più alta fabrica di tutte l’altre fatte nel tempo de’ moderni et ancora in quello degli antichi, mostrando che il valore ne gli artifici toscani ancora che perduto fusse, non perciò era morto”.