Ki-woo è un ragazzo molto in gamba, così come sua sorella Ki-Jung. Entrambi vivono però in una condizione di estrema marginalità, in un insignificante seminterrato, insieme ai loro genitori disoccupati che tentano di sbarcare il lunario con ogni genere di espediente. È per caso che Ki-woo riesce ad entrare in contatto, spacciandosi per un giovane insegnante di inglese della figlia maggiore, con la altolocata famiglia Park, residente in una splendida dimora isolata dalla città.

Dopo l’ingresso del ragazzo, accolto con estrema benevolenza e gratitudine dalla signora e dal signor Park, tutti i membri della sua famiglia, tramite sotterfugi e stratagemmi, riescono sinistramente ad insediarsi in quella signorile magione scoprendo però che, anche quelle mura, nascondono degli inquietanti segreti.

Parasite, film vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, è un film completamente sudcoreano e sarà probabilmente il miglior film che vedrete quest’anno. Che il suo regista Bong Joon-ho classe 1969, sia uno degli autori più brillanti in circolazione lo avrà già notato chiunque si sia casualmente imbattuto su Netflix in Snow Piercer (2012) o Okja (2017): due pellicole notevoli senza dubbio ma che il loro autore non aveva, per esigenze produttive, ambientato in patria.

Parasite è un’altra cosa e sfugge alle definizioni; commedia nera, bizzarro noir, film che si fa veicolo di un messaggio niente affatto allegro utilizzando dei toni lievi.

Certo, il film è tutte queste cose ma è molto di più. È il cinema scritto nella sua maniera più essenziale e impeccabile e portato su pellicola senza sforzo apparente, è l’ilarità suscitata da una gag comica che si accompagna con un riflessione profonda e destabilizzante ma soprattutto, grazie alla sua coraggiosa distribuzione italiana operata da Academy Two, è l’opportunità che il grande cinema sudcoreano ha di svelarsi a noi, oltre il lavoro dei grandi maestri che ci hanno sedotti con il raffinato uso della violenza e dell’orrore, attraverso i suoi nuovi talenti, come Director Bong che picchia durissimo senza lasciare segni (solo apparentemente).

Non è una presa di posizione snob o, dio ce ne scampi, hipster, quella di patrocinare la visione del meraviglioso cinema proveniente da quella parte di mondo, ma la vera e propria esigenza che quelli di noi che ci sono venuti a contatto hanno di condividere un prezioso segreto con chi, sappiamo per certo, saprà apprezzarlo. Dimenticate per una sera le serie tv, i social, i videogiochi, i problemi e andate a vedere Parasite. Ve lo promettiamo: sarà una serata di quelle che ricorderete per le risate che farete, per la commuovente bravura dei suoi interpreti e per, finalmente, l’originalità e la sapienza con cui il film che vedrete è girato. Portate con voi qualcuno che vi è caro e vi ringrazierà.

Fun Fact: se lo andrete a vedere al Cinema Odeon dove sarà in programmazione dal 7 novembre (seguirà lo Spazio Alfieri nel week end) potreste essere seduti nella stessa poltrona occupata qualche anno fa proprio da Bong Joon-ho che, non ancora affermato a livello internazionale, presentava i suoi primi film al Florence Korea Film Fest.

Concludiamo questa che voleva essere una obbiettiva recensione, ma ha preso piuttosto la strada un una urgente arringa, con un consiglio: vi piacciono i thriller, la caccia all’uomo, le indagini marce e serrate alla True Detective? Recuperate Memories of Murder (2003).