di Daniel C. Meyer
Avete notato qualcosa di insolito ultimamente in piazza della Signoria? Cosa fa lì, nel mezzo, un albero di gelso racchiuso da un dodecaedro? È un’installazione, che anticipa la mostra La Botanica di Leonardo – La nuova scienza tra Arte e Natura, in programma dal 13 settembre al 15 dicembre nell’ex Dormitorio del Museo di Santa Maria Novella. Una mostra pensata come un racconto filosofico-scientifico che attualizza il pensiero di Leonardo, e ce lo riporta intatto nella sua disarmante attualità.
Scienza, arte e natura si fondono tra loro in questo progetto visionario, ideato e sviluppato da Stefano Mancuso, tra le massime autorità mondiali nel campo della neurobiologia vegetale, Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi e direttore del Center for Ecoliteracy di Berkeley, e Valentino Mercati, fondatore e presidente di Aboca.
Leonardo, più spesso conosciuto come pittore, inventore e scultore, ci viene invece qui presentato nelle sue vesti di “pensatore sistemico”, così come lo racconta Capra nel suo “La scienza universale. Arte e natura”: un pensatore in antitesi con il meccanicismo e la successiva scienza baconiana, e con l’idea di dominio dell’uomo sulla natura, e precursore di una “scienza gentile”, che trova invece nella natura e nei suoi processi un modello, attenta allo studio delle forme organiche, del loro movimento e delle loro interazioni.
Leonardo integra arte e scienza, e arriva ad una scienza artistica– o un’arte scientifica – in cui osservazioni e intuizioni appartenenti a campi e discipline diverse convivono tra loro, e compongono un mosaico armonioso e vitale. Una filosofia che ha molte affinità con il moderno pensiero ecologico, che non separa l’uomo dall’ambiente naturale, né tantomeno lo pone al di sopra di esso; non a caso, la mostra dedica un’area tematica della sua sezione interna a sostenibilità ed ecologia. E forse, anche se probabilmente la parola ai suoi tempi non esisteva, Leonardo può davvero essere considerato un ecologista ante litteram.