Shepard Fairey, in arte OBEY, è lo street artist e designer americano divenuto famoso in tutto il mondo per essere stato l’autore del manifesto iconico nella campagna elettorale di Barack Obama, ritratto in quadricromia e stilizzato, accostato alla scritta “Hope” (ma anche a “Vote” e “Change”).

L’appoggio di OBEY alla candidatura di Obama alle presidenziali del 2008 non fu ufficiale né tantomeno lo fu da parte del comitato elettorale (poiché i manifesti venivano comunque affissi illegalmente), ma dopo la sua elezione Obama ringraziò pubblicamente l’artista definendosi orgoglioso e privilegiato di far parte della sua opera.

Palazzo Medici Riccardi ospita una sua piccola mostra fino al 20 ottobre intitolata MAKE ART NOT WAR, dove sono esposte alcune opere e serigrafie dell’artista. I curatori Gianluca Marziani e Stefano Antonelli lo descrivono come un personaggio capace di porsi in mezzo ai due poli antagonisti dell’arte contemporanea odierna, a metà strada tra la libera provocazione e l’inserimento in circuiti di mercato, “immergendo l’arte nella baraonda del quotidiano”e allo stesso tempo “usando a suo vantaggio gli approcci mondani e i sussurri del fashion system”.

Cresciuto nella Carolina del Sud, Shepard Fairey diede inizio alla sua carriera artistica nel 1989, a soli diciannove anni, attaccando un adesivo raffigurante il volto stilizzato del famoso lottatore di wrestling André Roussimoff accompagnato dalla frase Andre The Giant Has a Posse, che letteralmente significa “André il Gigante ha la (sua) banda”, invadendo prima Providence, poi New York, Los Angeles e Boston. Dietro quell’operazione di Sticker Art non c’era un significato preciso o un messaggio implicito se non il tentativo di riflettere sul potere della comunicazione e della pubblicità, sul rapporto dei cittadini con i simboli reiterati della città, sulla forza della propaganda e del segno visivo.

Le sue opere, a metà tra poster e manifesti, possiedono un marchio grafico chiaro e riconoscibile realizzato tramite illustrazioni di forte impatto. Una buona occasione per misurarsi da vicino con le linee marcate e i forti contrasti che riescono a conferire una netta forza visiva alle immagini di OBEY, pur con tutti i limiti di un’arte di strada che dalla strada è stata sottratta.