L’attesa è spasmodica e il sold out dell’incontro in programma il 22 settembre al Teatro dell’Opera per vederla dal vivo dice tutto: Marina Abramović sarà a Firenze a fine mese per la grande retrospettiva che le dedica Palazzo Strozzi. L’appuntamento è dal 21 settembre al 20 gennaio con “The cleaner”. Ci saranno circa 100 opere tra le più rappresentative e il reenactment dal vivo di alcune delle sue performance più celebri. Video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni per raccontare un’artista per certi versi controversa, capace di rendere la sua vita una performance essa stessa.

Un piacevole ritorno per la Abramović che nella metà degli anni Ottanta fu protagonista della vita culturale fiorentina in almeno due distinte occasioni. Basti pensare all’happening in piazza Santo Spirito in compagnia di altri artisti chiamati a raccolta da Mario Mariotti e alla residenza artistica a Villa Romana dove concepì un progetto teatrale in cui la figura dell’artista era tratteggiata attraverso tre personaggi: un figlio, un fratello e un amante.

Un lavoro concepito per il teatro Niccolini e che finì invece per essere rappresentato ad Amsterdam e Stoccolma, ma decisamente significativo perché anticipa le performance teatrali/autobiografiche che hanno poi consacrato la Abramović. 

Insomma, un legame forte con Firenze e la Toscana, coltivato con nuovi incontri nel corso dei decenni successivi, e destinato a consolidarsi in occasione dell’apertura della mostra a Palazzo Strozzi. Le due uniche occasioni ufficiali per avvicinare la Abramović saranno l’inaugurazione della retrospettiva, non è da escludere che sarà presente anche Ulay con cui diede vita a un lungo sodalizio umano e artistico: la caccia per aggiudicarsi l’invito sarà durissima e l’incontro, ormai esaurito, sabato 22 all’Opera.

L’appuntamento al Teatro del Maggio vedrà l’artista conversare con Arturo Galansino, curatore della mostra e direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, per raccontare i temi ricorrenti della sua vita artistica e non solo, partendo dagli esordi in Serbia per arrivare alle grandi performance in tutto il mondo degli ultimi anni, che l’hanno consacrata come la grandmother della performance art.

 

illustrazione di Alessandra Marianelli