Insomma Olivia ad un certo punto è venuta da me con le mani a coprire la faccia, si sforzava di non piangere perché a lei non piace farlo, è una tosta, però la voce, quella sì, stava appesa come un’acrobata, sul filo sottile dell’orgoglio ma sopra il vuoto, scurissimo, dei 9 anni d’età.
Dice: “La vedi quella? È una mia compagna di classe. Mi ha detto che non posso giocare con lei perché sono grassa”.
È la festa di fine anno di Matteo R., io in realtà sono solo venuto a prenderla, me ne sto in fila accanto a sette colf filippine che mi guardano torve anche se sono uguale a loro, con la cartella dei ragazzi sulle spalle, il giubbottino in mano, le braccia conserte. Sono solo più alto, ma uguale a loro.
Olivia non è grassa, e spetta a me ricordarglielo: dirle che va tutto bene, e che non deve farsi rovinare la festa per il disprezzo altrui.
Vorrei anche aggiungere che la bambina che l’ha insultata, in realtà ha la frangia tagliata storta ma questo no, non spetta a me testimoniarlo: ci penserà una foto, fra qualche anno, a farla rabbrividire e se non sarà quella, magari lo farà una compagna più linguacciuta che, a sua volta, la metterà k.o.
È un ring, l’infanzia, a suo modo.
Così Olivia si è messa in disparte qualche minuto, poi l’ho vista correre verso il gruppetto dei maschi che giocavano a calcio-balilla vicino al gazebo della grande casa, uno di loro coraggiosamente le ha chiesto di fare squadra, io ho incrociato le dita ché si ricordasse il secondo consiglio* più importante che le ho dato da quando la conosco.
In quattro partite contro gli avversari, Olivia e il compagno ne hanno vinte tre. Lei rideva di gusto, batteva il cinque a tutti e credo che almeno per un po’ abbia dimenticato l’offesa, le bambine che giocavano a commesse dall’altro lato del giardino e le parole-lama.
*Primo consiglio: “Fai sempre i compiti giorno per giorno, che così sembreranno meno”.
*Secondo consiglio: “Non frullare mai, a calcio-balilla, ma anche nella vita. Piuttosto chiedi una rivincita, ma non frullare mai”.