C’erano moltissime persone sabato al Cantiere Sociale di Campi. Diverse per provenienza, generazione, e magari religione. Tutti presenti per il fumettista e blogger Michele Rech, in arte: Zerocalcare. I suoi fumetti sono da sempre una “eccezione”: in un settore che sembra essere quasi di nicchia, il suo lavoro piace invece al grande pubblico. Anche se i suoi lavori, come ci fa notare, non molto comprensibili ai più piccoli, poiché scritti pensando ad un target adulto.
I primi lavori hanno il tratto autobiografico. Narrano dei fatti di vita quotidiana di Zero (alter ego dell’autore), la sua coscienza – un Armadillo – e dei suoi amici di una vita in età adolescenziale.
Poi, ci racconta Michele, è partito per Kobane, in Kurdistan, per “toccare con mano” la resistenza curda. Ha narrato quest’esperienza in Kobane Calling. Sottolinea che ci sarebbe comunque andato, anche se non fosse stato un fumettista, poiché ha sposato la causa curda fin da giovanissimo.
È diventato famoso anche fuori dall’Italia: i suoi libri sono tradotti in molte lingue e per chi si chiede perché non vada in TV, la risposta è che “s’imbarazza”.
Il successo, le presentazioni, lo hanno portato lontano dai suoi amici e dalla sua Rebibbia. E, in questo lasso di tempo, sono rimasti “congelati” i protagonisti dei suoi primi fumetti.
I suoi amici (nella vita reale) sono andati avanti, e sentiva la necessità di dover sincronizzare ad oggi anche i suoi storici personaggi ad essi ispirati.
In Macerie Prime quindi Michele riprende le fila della storia di Zero&Co facendogli fare un salto temporale: hanno 30 o 40 anni. Con tutti i problemi che questa generazione si porta: il precariato, il mutuo per le case scatoletta, il matrimonio, il diventare genitori e il sentire il ticchettio dell’orologio biologico. La rabbia nel vedere “i cervelli” sfruttati sul lavoro e sottopagati. Insomma un mucchio di macerie.
E Michele dov’era quando i suoi amici andavano avanti nelle loro vite? Si chiede.
Si percepisce la bontà d’animo del personaggio, il suo dispiacersi per il non poter essere vicino a loro. Il suo non tirarsi mai indietro di fronte ad una richiesta d’aiuto, e la volontà di voler accontentare tutti. Sabato Michele è rimasto fino a tardi a far disegni ai suoi fan. Insomma Zero piace perché è uno di noi.