Ci sono dei dubbi radicati nell’uomo: sapere se ci sia vita oltre la morte, se esistano altri mondi nell’universo, se Eugenio Scalfari sia l’ultimo immortale o capire quando e come Travaglio possa ammettere un mezzo errore. Senza contare il conoscere o meno il futuro, nostro o di quelli che ci circondano.
Un tempo era facile, aspettavamo. Usavamo la parola “spoiler” per definire gli orpelli che mettevano sulle Uno Turbo quelli più grandi del bar. Adesso quella parola ha un significato demoniaco, tanto da essere codificata da Wikipedia. La maledetta Wikipedia, che da sola ha distrutto il lavoro di decine di migliaia di rappresentanti di enciclopedie che riempivano di carta i mobili salottieri. Un tempo la TV scandiva i tempi. Eri dentro o fuori, ed era lei che ti diceva il quando. Poi è arrivato il videoregistratore, ma la parola “spoiler” non esisteva: eri tu che se ti perdevi qualcosa lottavi per il recupero, perché poi era naturale che qualcosa avresti saputo. Eri tu che sapevi di essere in ritardo, forte ritardo.
Adesso no. Ci hanno assassinato, mettendoci il bavaglio, pena linciaggio sociale. Il diritto a non sapere finché non ci decidiamo a sapere è più forte di tutto. Comodità schizoidi. L’altra notte ho sognato di andare dal giornalaio, e trovare la prima pagina di “Stadio” bianca. Unica scritta: può contenere spoiler sulla finale del Campionato Europeo. In cronaca trovo poi una mezza che riporta: “Guarda la partita in streaming e uccide il vicino perché esulta prima”.
Così è, ma non ditelo in giro: potrebbe essere SPOILER.
di La Sciabolata